società

Le donne mute

Le donne poetiche ma senza bocca di Shamsia Hassani sono le protagoniste della mostra Afghanistan: dignità e coraggio delle donne in corso di svolgimento nella sala Mansarda di Villa Camperio.

Street artist afghana, condannata a morte dal regime integralista e per questo rifugiata in un paese straniero tenuto segreto per la sua sicurezza, Hassani, nata a Teheran nel 1988 dove i suoi genitori si sono rifugiati da Kandahar allo scoppio della guerra, è una graffitista e docente di scultura all’università di Kabul.

Fra i primi artisti a diffondere i graffiti e la street art a Kabul, Shamisa Hassani ha più volte dichiarato di volersi opporre, con il suo lavoro, all’oppressione delle donne nel suo paese e di aver adottato la soluzione tecnica dei graffiti perché le bombolette spray e gli stencil sono molto più economici delle forniture artistiche tradizionali.

Quella esposta a Villasanta è una serie di tavole che mostra le donne senza bocca per denunciare il loro essere senza diritti e la condizione di irrilevanza in cui sono confinate ma con occhi profondi e riflessivi e vestiti eleganti, pieni di grazia e colore. I fiori bianchi in un vaso nero sono un’altra delle figure scelte dall’artista per rappresentare la vitalità delle donne e l’oppressione che subiscono quotidianamente con la negazione della libertà.

Organizzata dalla sezione villasantese del Partito Democratico, la mostra si avvale della collaborazione del Coordinamento delle donne democratiche di Monza e Brianza, Anpi e Cgil Spi di Villasanta, Casa dei Popoli, Emergency Monza e Brianza.

Siamo orgogliosi di ospitare la mostra – ha dichiarato Patrizia Bestetti, segretaria cittadina del PD nella presentazione di domenica mattina – e di sottolineare come il tema dei diritti e della loro difesa sia ben presente nella vita politica e civile villasantese con un impegno che va la di là della celebrazione della giornata mondiale dei diritti umani (celebrata sabato 10 dicembre, ndr)”.

L’Afghanistan – ha ricordato Antonio Chiodo, responsabile di Emergency Monza e Brianza – è un paese in guerra da oltre 40 anni e da allora alle donne è stata imposta la sharia e sono stati negati i loro diritti.” Emergency è presente nel paese dal 1999 e, nonostante le difficoltà e i rischi, non ha mai interrotto l’attività di cura, che ha raggiunto oltre 8 milioni di persone attraverso 3 ospedali e 56 centri di primo soccorso. Il centro maternità di Anabah – nella valle del Panshir – dalla sua apertura ha effettuato più di 470.000 visite e ha fatto nascere oltre 70.000 bambini. E’ inoltre un importante polo di formazione per il personale sanitario afghano, che lì è composto solo da donne.

Il ritiro precipitoso – nell’agosto scorso – degli Usa e a ruota degli altri paesi occidentali ha abbandonato la popolazione in una situazione di rischio e precarietà e generato un nuovo flusso di emigrazione, che ha raggiunto anche il nostro territorio. “Sono 25 – ha raccontato Sara Viganò, operatrice del Consorzio Comunità Brianza – i nuclei familiari che hanno ottenuto il riconoscimento della protezione internazionale e che sono ospitati nei centri di accoglienza, noi li seguiamo attraverso progetti di inserimento gestiti dalla Prefettura.

La mostra, che dall’8 marzo sta percorrendo l’Italia, “è a disposizione di associazioni e organizzazioni che vogliano allestirla” ha sottolineato Simona Buraschi, responsabile della Conferenza della Donne Democratiche di Monza e Brianza. A Villasanta si fermerà fino a domenica prossima, 18 dicembre, con aperture solo pomeridiane dalle 15 alle 18 durante la settimana e sabato e domenica anche la mattina dalle 10 alle 12.

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