Il Consiglio Regionale della Lombardia, il 15 ottobre scorso, ha dato il via libera a un ampliamento, con un incremento di area tutelata per oltre il 5% del territorio. L’espansione interessa le aree che prima erano comprese nel Plis della Cavallera, territori di Arcore, Concorezzo e Villasanta. Si aggiunge anche un’area rilevante di Macherio. Ora i comuni aderenti sono 37: 18 i Comuni di Monza e Brianza; 12 quelli del Comasco e 7 quelli del Lecchese.
Si tratta senza dubbio di un miglioramento, perché Valle Lambro si espande e in questo modo i terreni che avevano un vincolo di valenza provinciale, ora ne acquisiscono uno superiore regionale. Si mettono le aree verdi a tutela ancora più efficace, perché inserendoli nel Parco Valle Lambro, oltre alla maggiore tutela, aumenta la massa critica del parco regionale e a ricaduta si migliora la gestione del complesso bacino pluviale del Lambro.
Uno po’ di storia
Per questi ultimi terreni il percorso è stato molto lungo, a partire degli anni ’90. Tutto iniziò infatti con la progettazione della strada provinciale Sp60, prolungamento del Viale delle Industrie di Monza che avrebbe dovuto congiungere il capoluogo alla Tangenziale Est nei pressi di Usmate, attraversando i confini di Villasanta, Concorezzo, Arcore e Vimercate. Le associazioni ambientaliste avanzarono il problema di una possibile conurbazione di questi comuni, facilitata dalla nuova strada. Avviene spesso che la realizzazione di nuove strade, specialmente quelle secanti le campagne, in realtà favoriscono ulteriori nuovi insediamenti, terziari e residenziali, sacrificando gli ultimi brandelli di aree verdi, cosa non più accettabile per un territorio provinciale, secondo in antropizzazione in Italia, dopo la provincia di Napoli. In breve tempo nacque un comitato sovracomunale a cui aderirono anche gli agricoltori dei terreni interessati dal tracciato, come la Cascina Autunno di Villasanta, anche organizzando manifestazioni, con i trattori nelle strade.
La protesta contro la nuova strada provinciale spinse le amministrazioni, tra cui Monza oltre ai quattro sopracitati, a prendere in considerazione il progetto di istituire un Plis (Parco Locale di Interesse Sovracomunale) come elemento di salvaguardia degli ultimi spazi agricoli rimasti tra un comune e l’altro. Un parco Plis ha un vincolo superiore a una semplice area verde comunale, perché, mentre questa può essere cambiata di destinazione d’uso con una variante al piano regolatore comunale (PGT) e il voto del consiglio comunale, cedendo la giurisdizione alla provincia, in accodo con altri comuni, questa deve necessariamente avere l’avvallo dell’ente superiore provinciale. In questo modo diventa più difficile e aumenta la deterrenza a consumare ulteriore suolo.
Dapprima venne firmata una bozza di convenzione che impegnava le cinque amministrazioni a procedere verso l’istituzione del Plis, ipotizzando di chiamarlo Parco Agricolo della Cavallera, prendendo il nome dalla cascina cinquecentesca che si trova al centro della campagna di Oreno. Il Comune di Arcore decise comunque di non far proseguire la nuova strada nel suo territorio, per scelta politica del consiglio comunale, condotto dal sindaco Enrico Perego della Lega Nord Lombardia, per questo la strada termina, tuttora, nella rotonda detta della Bergamina. Nel frattempo i comuni di Arcore, Camparada e Usmate, decisero di intraprendere un percorso simile per i terreni tra loro confinanti, dandogli il nome di comitato promotore del Parco dei Colli Briantei.
Questa, che potremmo chiamare nuova strategia di salvaguardia del territorio dall’urbanizzazione e conurbazione totale, aveva già un percorso intrapreso nella Valle Lambro, dove nei primi anni ’80, sulla spinta di varie associazioni locali, si era arrivati a costituire il Parco Regionale della Valle Lambro, inizialmente ristretto al bacino fluviale. Esempio poi replicato nel Vimercatese qualche anno dopo, con la tutela del bacino del fiume Molgora, diventato un Plis e più a est, con l’associazione di altri comuni, nel Plis del Rio Vallone. Per il Parco della Cavallera furono finanziati, di comune accordo, studi di fattibilità, ma l’iter istitutivo cominciò ad avere rallentamenti.
Questa è stata una delle ragioni che ha stimolato la nascita dell’Associazione per i Parchi del Vimercatese, un’associazione sovracomunale di associazioni, nata con lo scopo di dare più forza alle varie associazioni esistenti nei comuni del Vimercatese.
Uno dei motivi principali del rallentamento, era stata la complicata vicenda del PRG di Monza: la città era ancora dotata di un vecchio Piano Regolatore Generale e quando l’amministrazione Faglia riuscì finalmente a concluderne la stesura, si trovò nel mezzo della transizione verso nuovo modello normativo di piano, il PGT, varato con la legge regionale 12 del 2005. Vi furono com’è noto diverse polemiche tra l’amministrazione di Monza e la Regione Lombardia, in ragione di un contenzioso scaturito da una norma regionale che di fatto annullava la validità del PRG di Monza. Siccome l’istituzione di un Plis viene fatta con gli strumenti urbanistici vigenti, regolati dal PGT, ne conseguì la difficoltà di Monza a inserire i terreni agricoli nel nuovo parco sovracomunale. Dopo un balzello durato qualche anno, le amministrazione degli altri comuni decisero di proseguire l’iter escludendo temporaneamente il comune di Monza. Il Plis fu istituito nel 2009.
Un salto di livello non del tutto riuscito
Alla fine degli anni’10, con l’istituzione delle Provincia di Monza, sia le associazioni del territorio che le amministrazioni locali iniziarono a concepire una visone di territorio più vasta, a livello macro provinciale. La spinta strategica fu portata dall’idea di costituire una Dorsale Verde Nord Milano, ovvero un collegamento trasversale di continuità da Est a Ovest per tutta la Brianza che andava a ricongiungere tutte le aree verdi superstiti dal Ticino all’Adda. In questo scenario si ipotizzò di rendere più corposi i parchi esistenti, aggregando quanto più terreni possibili e ricreando corridoi ecologici, in modo da rendere possibile il ripopolamento di animali selvatici e la varietà ecologica, la biodiversità. Anche si pensò di rilanciare l’agricoltura, per dare più forza alla strategia, portando a reddito i terreni, seppure se in forma minimale, con aree definite Aree Agricole Strategiche, nel piano provinciale (PTCP).
Per questa ragione, nel quadro di riordino dei parchi regionali, presero forma gli accorpamenti: quello dei plis a ovest, formando un unico ente, ora detto Grubria; a Est fu progettato PANE – Parco Agricolo Nord Est ) che avrebbe dovuto accorpare Molgora, Rio Vallone e Cavallera, mentre Colli Briantei sarebbe entrato in Valle Lambro. Tutto stava procedendo per il meglio, finché il Comune di Concorezzo iniziò a ripensarci, adducendo motivazioni, a mio parere discutibili, per il fatto non ci fosse una continuità territoriale con l’Est, essendoci l’interruzione urbanizzata che segue l’asse della Sp2, Milano-Trezzo o anche per via che erano ritenuti eccessivi gli oneri da versare, si parlava di circa 20 mila euro all’anno per comune aderente. Di fatto, dopo Concorezzo, si sfilarono anche Villasanta e Arcore, gli ultimi due con la prospettiva di inserire i loro terreni nel parco Valle Lambro.
Conclusioni
I tempi degli iter burocratici, come si sa, sono astronomici, per cui ci sono voluti ben 7 anni per arrivare a conclusione. Complessivamente è positivo, come detto prima, perché così i terreni avranno un vincolo più forte, di carattere regionale. Tuttavia il progetto PANE è e resta, a lungo termine, più qualificato per l’uso effettivamente agricolo dei terreni. Per Villasanta va bene inserire i terreni agricoli – superstiti – in Valle Lambro, del resto già da molti anni ci rientrano tutti i terreni adiacenti al Lambro, da Molino Sesto Giovane, all’area confinante con il Gigante e all’Area Feste, a ridosso delle mura. Tuttavia sarebbe utile pensare a l’ulteriore prospettiva di inserire anche l’area destinata a verde della ex Lombarda Petroli che peraltro ha una continuità con il Parco di Monza, avendo già in essere un corridoio ecologico sul confine con Monza, un tunnel che passa sotto via Farini-via Lecco, all’altezza di via Gioia e che prende consistenza dopo la ferrovia, verso Viale Monza, con una fascia in fase di rimboschimento tra Monza e Villasanta.
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