cultura

Rischi climatici e battaglie geopolitiche

Nel pomeriggio di ieri, domenica 22 settembre in villa Camperio si sono susseguiti plurimi eventi nell’ambito del Festival delle Geografie, che, oltre ai viaggi esplorativi, hanno affrontato tematiche di grande attualità, quali i cambiamenti climatici e la geopolitica.
Avviso ai terrestri – Eventi meteo estremi

Sono stati affrontati i temi e le problematiche legate al surriscaldamento globale con Flavio Galbiati, meteorologo, e con Nicolas Torri, esponente del movimento Fridays for Future (fondato da Greta Thumberg).Il meteorologo, preliminarmente, ha spiegato che lo studio del surriscaldamento globale è frutto di una raccolta dati non affatto rincuorante. Anomalie anche solo di pochi decigradi a livello globale comportano cambiamenti radicali a livello di vegetazione, maree, incendi, nubifragi ed eventi climatici in genere.Grande colpevole del “global warming” è l’anomalo incremento dei gas serra, che hanno l’effetto di trattenere il calore sulla terra più del dovuto. Il rapido aumento della concentrazione di gas serra non è un fenomeno naturale, ma deriva dalle politiche messe in atto dall’uomo. Dal surriscaldamento globale derivano fenomeni di estrema importanza e gravità che, sul lungo periodo, avranno effetti non soltanto sull’ambiente (intensificazioni tempeste di fulmini, incendi, grandine), ma anche sulla salute (spostamenti malattie tropicali) e sulle migrazioni causate dai cambiamenti climatici. Da qui, l’importanza del cambiamento delle azioni quotidiane di ciascuno, che influiscano sulla politica e, quindi, sul clima globale.Una catastrofe alle porte, insomma, su cui può influire solamente il comportamento dell’uomo, che, invertendo la rotta, agisca attraverso la mitigazione delle cause e l’adattamento resiliente agli effetti climatici in essere.Dal canto suo, Nicolas Torri, giovane esponente del movimento fondato da Greta Thumberg, ha sottolineato l’importanza di sensibilizzare i giovani e la politica per influire sulla modificazione della cultura e, quindi, sull’economia e sulla politica: “Dobbiamo adottare comportamenti sostenibili quotidiani, mettendo in atto sforzi per cambiare le abitudini di vita. Il global warming è un pericolo reale e bisogna intervenire immediatamente per invertire la rotta. È fondamentale che contribuiscano a questi cambiamenti le amministrazioni e gli Stati”.

Artico – La battaglia per il Grande Nord

Assai meno preoccupato, il giornalista Marzio Mian, che, intervistato da Claudio Zana, ha presentato il proprio libro  Artico – La battaglia del Grande Nord nelle sue tre sottosezioni: cambiamenti climatici, geopolitica, antropologia.Con riferimento ai cambiamenti climatici, l’autore, pur evidenziando la rapidità con cui i ghiacci stanno fondendo e le sue conseguenze, si dichiara “terrorizzato dal catastrofismo: non sono uno scienziato, ma fra gli scienziati c’è la lotta al catastrofismo. I miei dati sono quelli della NASA, che monitora l’Artico da 35 anni e ha di recente diramato ordine interno di non lanciare allarmi. Gli eventi sono più rapidi di quanto ci si immaginasse ma la natura sa trovare  il proprio equilibrio. Certo questo cambiamento climatico sarà epocale”. Più complesso il panorama geopolitico. Infatti, pare che sotto la calotta artica esista il bacino petrolifero più grande del mondo, cui molte delle nazioni più potenti stanno puntando: non solo le nazioni artiche (quali Danimarca, Norvegia, Russia), cui una parte spetta di diritto rispetto alle leggi internazionali, ma anche America e Cina, la quale mira a ottenere l’Artico per avere il monopolio delle sue pescose acque.Dal punto di vista antropologico, molti cambiamenti sono in atto nella società Inuit, dal momento che anche tra le civiltà di cacciatori è giunta la tecnologia: l’uso dei social sta avendo ripercussioni drammatiche in particolare sui giovani, che, non sentendosi all’altezza e anzi sentendosi bullizzati per le loro attività di caccia, spesso giungono a togliersi la vita.


A concludere la giornata di eventi e il Festival delle Geografie è stato l’aperitivo etnico, curato dall’associazione Ital Watinoma, accompagnato dalle proiezioni video e fotografiche sulla cultura del ben-essere legato alla coltivazione delle sementi e al cibo: il documentario “Burkinabè  Bounty” di Iara Lee (regista e direttrice del Culture of Resistance Network) e il progetto fotografico “Lontani ma vicini – Orti comunitari a confronto” di Natascia Locati.Infine, la performance musicale “made in” Burkina Faso: Ima Hado, polistrumentista, ha suonato strumenti musicali tipici africani.

 

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