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Addio, amico geniale

La battaglia decisiva si è conclusa la notte del 5 maggio. Il brutto male che lo stava attanagliando in questi ultimi tempi ha stroncato le residue resistenze ed ottenuto il costo finale. L’esistenza di Luigino Scaccabarozzi termina qui. Avvolta, di nuovo e per sempre, in quel maledetto silenzio che l’ha accompagnata. Un silenzio osceno,  oltraggioso delle qualità di un uomo che lascia ampia traccia di sé, del proprio genio reso a piene mani, con una generosità risolutiva di ogni questione.

Conobbi questo ragazzo, affetto da poliomielite, nella seconda parte degli anni ’50 all’oratorio maschile di via Garibaldi. In compagnia di altri mattoidi, passava senza preavviso attraverso lo spogliatoio di noi calciatori ruspanti per raggiungere un piccolissimo bugigattolo che stava di sopra e fungeva da laboratorio di aeromodellismo. Sì, ‘sti matti riuscivano a far volare degli strani oggetti costruiti in maniera autarchica; un baccano infernale ma, ripeto il concetto, rimanevano in volo.

Negli stessi anni, o giù di lì, Luigino (ormai avevamo fatto conoscenza), appare sul palco da concerto: suona la fisarmonica nel complesso Ubaldo e i 5, leggendaria band che nasce con gli anni ’60. Sono i segni premonitori di una personalità in cerca di evasione da un cortile troppo stretto per i sogni, inadeguato a reggere progetti impegnativi.

Così, forse all’insaputa della stessa madre, (il padre, Luigino, non lo aveva nemmeno conosciuto, essendo Caduto nella Guerra mondiale), con l’amico della prima ora Angelo Brambilla, si iscrive ai corsi serali del Politecnico di Milano: Villasanta si guadagna un paio di eccellenti ingegneri. Mentre Angelo metterà a frutto le proprie capacità in campo imprenditoriale, Luigino, che viaggia da tempo negli Uffici comunali di Villasanta, diventa sempre più identificabile come elemento di eclettismo assoluto.

E’ l’inizio di una escalation professionale che gli varrà, appunto,  la fama di esperto a tutto tondo nelle modalità, ritmi, e competenze della burocrazia pubblica. Ma mentre questo giovane impiegato pubblico assume sempre maggiore ruolo professionale, è già tempo per l’informatizzazione dell’intero apparato dei servizi comunali, per cui, quasi in automatico diventa responsabile del Centro Elaborazione Dati del Comune di Villasanta. Più oneri che onori comunque, anche stavolta.

Tuttavia Luigino è cresciuto in un ambito di successive austerità, i suoi valori di vita hanno priorità lontane dall’interesse personale. Le sue soddisfazioni arriveranno in media età: quando riuscirà addirittura a produrre libri di matematica, approfondire e programmare sistemi operativi per computer; trovando anche il tempo di sostenere, in compagnia del vecchio amico Attilio Biella, i corsi scolastici estivi di Cascina San Fedele nel parco di Monza. Stagioni in cui darà sfogo alla sua genialità arrivando a costruire in proprio autentici giocattoli che offrivano ai ragazzi le emozioni del volo; frammenti che ancor oggi non si stingono sull’album dei ricordi di chi, quegli istanti, li ha vissuti.

E’ bello sapere, infine, che Luigino aveva finalmente conosciuto la sua donna, che ha molto amato. Un sentimento finalmente liberatorio. L’augurio è che sia riuscito a vivere sensazioni fantastiche. Al tramonto, mi dicono che abbia persino abbracciato l’appartenenza ai Testimoni di Geova. Fondamentale, in ogni caso, è che nessuno ma proprio nessuno abbia manifestato la benché minima ombra sul valore assoluto di questa persona che ci lascia, e lo fa in questa ora inaccettabile. Rimpianto quello sì; un corale dolore.

Sorge spontanea, infine, l’idea di suggerire la titolazione di una via a Luigino Scaccabarozzi: Lui se l’è ampiamente meritata. Villasanta se lo sappia meritare.

Un abbraccio ricco di gratitudine, mio caro, sorridente amico geniale.

One Comment

  1. Bel ricordo Franco – e bell’idea!
    Facciamola una via per Luigino, o qualcosa per ricordarlo.
    Io sono uno di quelli a cui ha insegnato a programmare i computer, quando ero bambino – a inizio anni 80, più di trent’anni prima che nelle scuole si parlasse di “coding” – e tre quarti delle cose che ancora oggi faccio per lavoro e per passione vengono da lì. Me lo ricordo scendere e salire le scale del suo cortile fino a casa, con il suo Apple IIc a tracolla, che poi è diventato il primo Macintosh che io abbia mai visto e usato in vita mia. Che bella persona, silenziosa e generosa.

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