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A quando la Casa di Comunità?

Anche Villasanta potrà avere la sua Casa della Comunità? La domanda è stata al centro dell’incontro promosso dal Circolo PD di Villasanta, che si è tenuto nei giorni scorsi e che ha visto la partecipazione del consigliere regionale Gigi Ponti e di Cherubina Bertola, vicesindaco e assessore alle Politiche Sociali nella giunta Scanagatti a Monza, da una vita impegnata nei temi dell’assistenza e del welfare.

Probabilmente sì ma non nell’immediato, è la risposta che sembra emergere dallo stato dell’arte. Ma facciamo un passo indietro per comprendere meglio il contesto e le sue dinamiche.

Nella sanità lombarda, come noto, il sistema pubblico e quello privato sono sostanzialmente equiparati, e tutte le cure, anche molte di quelle farmacologiche per le patologie croniche, fanno perno sugli ospedali.

Molta ospedalizzazione e zero sanità di territorio: i presidi ospedalieri territoriali e i presidi socio sanitari territoriali, previsti nella riforma Maroni, non sono mai stati realizzati, e i limiti e le criticità di questo sistema sono stati sotto gli occhi di tutti nel corso della pandemia causata dal Covid 19.

Il giudizio è politico ma si fonda concretamente su una richiesta “tecnica” del Ministero della Salute alla Regione Lombardia a seguito della riforma Fontana-Moratti. La richiesta inviata sollecita ad istituire le Case della Comunità, veri e propri centri medico-sociali a carattere strettamente locale, che dovranno assicurare ai cittadini le cure primarie integrate, laddove necessario, con gli aspetti di assistenza psicologica e sociale.

Una Casa della Comunità dovrà riunire al suo interno medici di medicina generale, pediatri, specialisti ambulatoriali, infermieri, psicologi e assistenti sociali, a cui si possono aggiungere altre prestazioni ritenute utili a seconda delle esigenze specifiche, e dovranno assolvere il ruolo di punto unico di accesso alle prestazioni sanitarie e punto di riferimento per malati cronici.

Sulla spinta del ministero e dei fondi del PNRR per gli interventi di costruzione e/o di adeguamento delle sedi, la regione si è affrettata a costituire distretti sanitari e, a cascata, sono state definite le Case della Comunità.

Villasanta, come è noto, fa riferimento alla ASST di Monza ed è inserita nell’Ambito territoriale con Brugherio e Monza, che hanno fatto la parte del leone e ottenuto l’assegnazione di 4 Case complessive, 1 a Brugherio e 3 a Monza.

E il nostro Comune? E’ stato penalizzato – a quanto si dice – dalla mancanza di una sede idonea immediatamente disponibile. La proposta del Comune di ospitare la Casa di comunità nell’area ex IMIC, ristrutturando e riconvertendo per l’occasione l’attuale magazzino pubblico di San Fiorano, è stata giudicata non idonea a sostenere un bacino di utenza di circa 50/70.000 abitanti.

Una scelta discutibile, non del tutto scevra da logiche di carattere elettoralistico. A Monza in primavera si elegge il Sindaco e ospitare tre su quattro Case di Comunità su territorio monzese ha il suo perché e, pensiamo, il suo impatto sui votanti.

Una scelta miope che non coglie, sul piano della vicinanza al bisogno sociale, le differenze tra un contesto cittadino e quello di una comunità locale come la nostra, non valorizzando l’esperienza, tutta villasantese, del modello di medicina di gruppo attuato già da anni nello studio medico di via Buonarroti, con 8 medici di base, 2 infermiere e l’alternarsi di altri specialisti, come sottolineato dai medici di base presenti all’incontro.

Se e quando le Case della Comunità saranno effettivamente funzionanti, noi villasantesi potremo servirci di quella che verrà realizzata a Monza nel quartiere Cederna. Non propriamente dietro l’angolo.

Il se e il quando, ha tra l’altro sottolineato Ponti, rimane un mistero, se si considera che “la Regione non indica con quale personale e con quali fondi le Case della Comunità saranno gestite e fatte funzionare.

Ma, tant’è, il problema per Villasanta è ancora a monte, vale a dire: come svincolarsi da Monza e ottenere una propria Casa.

Il punto essenziale sarà trovarsi pronti con una sede adeguata quando, nel prossimo giro di assegnazioni che accompagnerà la diminuzione della popolazione in capo a ciascuna Casa di Comunità, si riaprirà la possibilità di ospitarne una nel territorio comunale.

Anche noi del Punto condividiamo il forte suggerimento di Cherubina Bertola – condiviso nel corso dell’incontro anche dall’assessore Varisco – affinché i Comuni alzino la voce e pretendano una Casa per la propria comunità, fisicamente vicina agli utenti e realmente efficiente.

Ci auguriamo dunque che la Giunta Ornago – che sappiamo da sempre attenta e sollecita al bene comune – prenda di petto la questione e individui al più presto una sede idonea senza esitare, se necessario, ad acquistarla. Sarebbero soldi spesi bene.

Certi che il “corpore sano” dei villasantesi non passa solo dalla conservazione della forma fisica ma anche e soprattutto da un presidio sanitario efficiente, sensibile e vicino ai cittadini.

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