cultura

Guerra e pace

Guerra e pace. Già dalla scelta del titolo che, ça va sans dire, ci rimanda alla profonda e tormentosa riflessione di Lev Tolstoj su un popolo in armi e sul suo fare la storia, l’anteprima del Festival delle Geografie affronta di petto il tema che sta coinvolgendo tutti: governi, partiti, società civile, associazioni e cittadini.

L’appuntamento è per il 24 maggio, alle 21, in piazza Martiri della Libertà, per un primo momento di riflessione che – con il patrocinio dell’amministrazione comunale – aprirà le prime pagine “il libro del mondo”, come recita il sottotitolo della rassegna, lanciando la quarta edizione dell’iniziativa, in programma dal 15 al 18 settembre prossimi in villa Camperio.

Ad affrontare il tema delle possibili vie per la cessazione dei combattimenti e ad animare un dibattito sul futuro della guerra e della pace nelle loro dimensioni più profonde saranno il giornalista Raffaele Crocco, direttore dell’Atlante delle Guerre e dei Conflitti e autore del saggio “Ucraina 2022: la guerra delle verità” e il reporter di guerra Emanuele Giordana, autore di numerosi scritti e interventi sulla situazione afgana.

La serata sarà preceduta da un intermezzo letterario e musicale con Patrizia Biella, voce recitante e Luca Sormani al pianoforte.

Lorena Ferrari
Pre.ssa associazione Casa dei Popoli

L’era dell’antropocene, come è stata definita l’attuale fase storica, sta rivelando un volto inquietante fatto di guerre guerreggiate e lunghi conflitti a bassa intensità in ogni parte del mondo, Europa compresa; della intensificazione dello sfruttamento delle risorse del pianeta: nel 2020 il peso dei manufatti esistenti nel mondo ha superato quello della biomassa naturale; di una crescita apparentemente senza limiti degli abitanti, che – a ritmi costanti – nel 2050 saranno più di 10 miliardi.

“E se domani…geografie per abitare il futuro” sarà dunque il titolo generale della rassegna promossa dall’Associazione Casa dei Popoli, presieduta da Lorena Ferrari, che ha accettato di rispondere alle domande del Punto e “regalare” qualche anticipazione ai suoi lettori.

D. Geografia e geopolitica si vanno sempre più intrecciando fino a presentarsi – in qualche caso – come un groviglio quasi inestricabile. Quale può essere il ruolo di una iniziativa come il Festival delle Geografie che, pur nella sua giovane età, si sta confermando come un appuntamento seguito e di ampio respiro?

Il Festival delle Geografie è dedicato al futuro come recita il titolo della IV edizione “E se domani… Geografie per abitare il futuro” che terrà dal 15 al 18 settembre nella cornice di Villa Camperio a Villasanta (MB). La scelta del tema nasce dall’esigenza di una riflessione sul dopo COVID, ovvero come da un evento così pervasivo per le persone e il mondo possano configurarsi ipotesi, delinearsi scenari sulla costruzione di un futuro adeguato alle sfide che la pandemia ha posto. Rovesciando la prospettiva: e se il COVID fosse un’ultima chiamata capace di spronare scelte globali e concrete di contrasto al cambiamento climatico e dei suoi disastrosi costi umani e naturali?

Noi, umani, saremo in grado di “svoltare”, di capire come un altro mondo non solo sia possibile ma indispensabile per continuare a vivere decentemente su questo pianeta. Abbiamo tentato di declinare i come nei diversi momenti dell’attività umana

  • Come abitare
  • Come lavorare
  • Come muoverci
  • Come fare le nostre vacanze
  • Come mangiare e consumare
  • Come pensare il mondo che cambia

Parlare di futuro indica un percorso di possibilità che privilegia uno sguardo lungo capace di usare il vasto bagaglio di conoscenze in divenire ma anche l’immaginazione, risorsa che dobbiamo recuperare per non restare schiacciati sull’eterno presente, per non subire la logica dell’immediato che in pochi secondi brucia notizie, emergenze, priorità.

Nell’affrontare questi temi, da diversi punti di vista e molteplici format comunicativi come il festival ha abituato il suo pubblico, abbiamo introdotto una riflessione sul ruolo degli Stati e sugli strumenti necessari ad affrontare questione globali.

Terremo fede a questo “intento programmatico”, terremo ferma la barra sullo sguardo lungo, della consapevolezza di chi pensa che il futuro possa essere costruito e non solo subìto. Ma senza paraocchi. La guerra è divenuta realtà in quella zona d’Europa che Paolo Rumiz considera il vero “mitte”, il centro, il cuore di un continente che ha prodotto così tanta storia e cultura in uno spazio geografico piccolo, se paragonato con altri continenti che a volte fatica a contenerli.

Da qui l’idea dell’anteprima del 24 maggio.

D. L’appuntamento di anteprima ha un titolo inequivocabile e che rimanda immediatamente al conflitto ucraino che ci vede coinvolti e tanto ci preoccupa. Verrà affrontato dai relatori? E come?

Il 24 maggio è una data simbolica per il nostro Paese, data di guerra, (il 24 maggio 1915 ebbe inizio la partecipazione italiana alla Prima Guerra Mondiale, ndr) che ricorderemo di fronte al monumento noto ai villasantesi come “Pora Dona” che, lungi da celebrarne i fasti militaristi, pare indicarci le conseguenze dolorose di ogni guerra. E’ data che coincide con la morte del fotoreporter Andrea Rocchelli, ucciso da colpi di mortaio nel Donbass nel 2014 e sancisce l’inizio del terzo mese della guerra provocata dall’invasione militare dell’Ucraina da parte della Russia di Putin.

Per tanti motivi l’anteprima dell’l’edizione 2022 del Festival è un dibattito sul futuro della guerra e, auspicabilmente, sulle prospettive della pace.

La serata di martedì 24 maggio intende offrire un contributo alla lettura di fatti che ci stanno coinvolgendo, anche emotivamente, come mai nel dopoguerra europeo. Pensiamo convenga iniziare a ragionare, anche in questo caso, per quanto possibile, non esclusivamente schiacciati sul presente. Per quanto possibile!

Infatti, contrariamente alla guerra che portò al dissolvimento della Jugoslavia (il 5 aprile scorso abbiamo ricordato l’inizio dei 1425 giorni dell’assedio di Sarajevo), quando abbiamo spesso pensato che fosse “cosa loro”, oggi ci è molto chiaro che la guerra ucraina è “cosa nostra”.

Abbiamo bisogno di capire, di andare oltre le immagini di morte e distruzione a cui rischiamo di abituarci. E’ quello che faranno i relatori. Raffaele Crocco traccerà il quadro dentro cui è maturato il conflitto internazionale avviato dall’aggressione russa. Perché siamo arrivati lì? Quali saranno le conseguenze di medio e lungo termine?

Dal canto suo Emanuele Giordana, apprezzato compagno di viaggio di questo Festival, proverà a guardare oltre, chiedendosi se e quali strumenti abbiamo per costruire un futuro con meno violenza, dove i conflitti, anche duri, non sfocino in guerre.

Io credo che sia tempo di porci una domanda, forse ingenua ma necessaria: nell’epoca delle magnifiche sorti progressive della scienza e della tecnologia dove sembra che gli umani possano fare tutto, perché ancora guerre? Se le guerre fanno parte della storia degli umani come possiamo, oggi, immaginare un futuro senza guerre? Utopia? Eppure un esempio della storia contemporanea lo abbiamo.

Dopo 2 sanguinose guerre, divenute mondiali ma nate in Europa, qualcuno ispirato dal pensiero degli “ospiti di Ventotene” disse basta, dobbiamo smetterla, dobbiamo intrecciare i nostri destini! Nacque l’imperfetta la Comunità, oggi Unione, Europea. Alquanto imperfetta ma sopravvissuta a molte intemperie.

Possiamo prendere qualche spunto dall’intuizione di allora? Possiamo praticare la pace preventiva? Lo chiederemo ai relatori.

D.  Il titolo generale della rassegna apre la riflessione su un futuro prossimo che si presenta decisamente problematico. Può anticiparci qualcosa sul programma?

Il futuro problematico ci deve indurre alla consapevolezza e all’attivismo. Consapevolezza dei problemi e delle soluzioni, che esistono, attivismo per influenzare la direzione delle decisioni e modificare i comportamenti. A partire dai nostri.

Voglio solo elencare alcuni temi su cui abbiamo coinvolto geografe/i, urbanisti, scrittrici e scrittori, artiste/i , fotografe/i, scrittrici e scrittori, giornaliste/i

Accanto ad alcuni “classici” del Festival: il corso per insegnanti a cura di AIIG (associazione italiana insegnanti di geografia) accreditato al MIUR; i recital poetici e musicali, i laboratori per bambini, le mostre fotografiche, la visita al fondo Camperio, ci occuperemo di:

  • di città e case viventi dentro nuovi contesti urbani,
  • di mobilità davvero sostenibile
  • di nuovi paradigmi del lavoro, illuminati durante la fase del lockdown con l’introduzione dello smart working e l’esigenza di una conciliazione vita lavorativa – vita privata più soddisfacente
  • di turismo responsabile e sostenibile
  • di emergenza climatica “per non essere più idioti dei dinosauri” come dice uno dei nostri relatori
  • di scelte alimentari alternative con la proposta vegana
  • ancora di guerra e pace

Fra le novità 2022 segnalo:

  • l’approdo al Festival di WeDebate, la formula che coinvolge le scuole superiori italiane e che prevede un confronto di opinioni, regolato da modalità specifiche, tra interlocutori che sostengono una tesi a favore e una contro su un tema assegnato. Al festival si cimenteranno su un tema dato 4 scuole della Brianza: Istituto Vanoni di Vimercate (la nostra storica collaborazione), il Gandhi di Besana Brianza, Il Frisi e il Porta di Monza
  • la proiezione di film, e non solo documentari, in collaborazione con l’Astrolabio di Villasanta

E, a questo proposito, sottolineo come questo Festival abbia nel suo DNA l’idea e la pratica della collaborazione, in primo luogo con il Comune di Villasanta, senza il quale il Festival non sarebbe nato, le associazioni territoriali, le scuole.

A cerchi concentrici il Festival cresce e si espande

D. Dal grande al piccolo, dal macro al micro, ci sarà una finestra sulla Brianza e su come potremo abitarla noi che ci viviamo?

Si ci sarà. Stiamo lavorando per coinvolgere gli amministratori locali su un tema, quasi esistenziali per i nostri territori: la mobilità o meglio l’alternativa all’auto, spesso na scelta spesso obbligata per le carenze dei mezzi pubblici. Abbiamo bisogno di altre strade o superstrade oppure di un sistema davvero integrato fra treni, bus elettrici, piste ciclabili, parcheggi…e naturalmente di riflettere sulle scelte lavorative che possano integrare lavoro in presenza e lavoro a distanza.


In anteprima Foto di Jimmy Liao da Pexels

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