Alla vigilia della giornata nazionale dell’albero (21 novembre), si è concluso al cineteatro Astrolabio con la proiezione del film “Alberi che camminano” il progetto “Uomo e Natura”, iniziato lo scorso settembre, proposto dall’associazione Thuja Lab e realizzato in collaborazione con l’amministrazione comunale.
A presentare la serata Stefania Cardin, che a nome dell’associazione Thuja Lab, ha ringraziato per il sostegno le associazioni Controluce e Circolo Amici dell’Arte, oltre all’amministrazione comunale, presente alla serata nella persona dell’assessore alla Cultura Adele Fagnani.
Sulla scia del messaggio lanciato dal progetto – il rispetto della natura e la riscoperta del forte legame che unisce l’uomo ad essa – il film, materico e realistico, ha voluto rappresentare la trasformazione, necessaria allo sviluppo della vita umana, dell’albero in legna; l’albero, però, pur abbattuto, mantiene la sua forza, il suo vigore, il suo profumo, la sua debolezza, la sua eleganza; in una parola, l’albero si mantiene “vivo”.
Per questo, nel trattarlo è importante averne cura e rispetto e, per questo, i protagonisti sono stati scelti non fra le grandi industrie del legname, bensì tra i boscaioli, tra gli artigiani e gli artisti del legno, tra i costruttori di strumenti musicali ed imbarcazioni in legno, negli stabilimenti di lavorazione della carta.
Girato nel 2013, il lungometraggio “Alberi che camminano”, nato dall’idea di Erri De Luca, è stata la prima esperienza cinematografica per il giovane regista Mattia Colombo, che al termine della proiezione si è prestato all’intervista della giornalista Valeria Pinoia ed alle domande del pubblico.
In particolare, il regista ha rivelato: “i protagonisti del film sono stati scelti per il loro comune carattere solido, stabile, a volte ruvido, sorretto da valori molto forti … come se loro stessi rappresentassero gli alberi; […] fra loro, il personaggio a cui sono rimasto più affezionato è stato il sopravvissuto alle foibe, mancato l’anno scorso, che, ogni anno, commemorava il ricordo dei compagni uccisi appesi agli alberi, con un piccolo rito, appendendo fiori sui rami di un albero”.
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