Sono passate quasi 7 settimane dal lockdown che ci ha costretti in casa e chiuso negozi, aziende e uffici con l’eccezione delle filiere essenziali. La Fase 2 che dovrebbe portare a selezionate e parziali riaperture sembra avvicinarsi. Siamo quindi tornati ad intervistare i titolari di due negozi che hanno vissuto in molto decisamente diverso la Fase 1. Parliamo con Maria Angela de La Mela, negozio di frutta e verdura attivo da a Villasanta da 35 anni e Franco del Ciak, apprezzato negozio di abbigliamento femminile.
Ritorniamo a quell’8 marzo, quando tutti siamo piombati in una situazione di sospensione fra paura del contagio e incertezza per il futuro. Come è andata?
Mariangela: inserita nella filiera del fresco alimentare non ho subito le chiusure che hanno coinvolto altre attività. Ma devo confessare che durante i primi giorni ha prevalso la paura e ho capito che non sarei riuscita a reggere un’apertura integrale. Ho quindi scelto di aprire solo la mattina, dotandomi di mascherine e guanti. E, seppur resto aperta solo mezza giornata, sto lavorando più di prima, anche grazie alla consegna a domicilio e alla possibilità di prenotare telefonicamente la spesa e venire in negozio per il ritiro.
Franco: noi abbiamo chiuso completamente. Arrivavamo da un periodo discreto grazie ai saldi invernali ed eravamo pronti per il lancio delle nuove collezioni primavera-estate. Quella collezione, acquistata e da pagare, giace oggi in negozio, e la primavera sta passando….
Come avete gestito il rapporto con i clienti?
Maria Angela: devo dire che quasi tutti hanno collaborato, a parte qualche limitatissimo episodio di impazienza, tutti hanno capito l’esigenza del distanziamento, l’ingresso scaglionato con 1 max 2 persone in negozio. Le 4 chiacchiere in più, tipico delle piccole botteghe come la mia, sono state “tagliate” per evitare di allungare i tempi di attesa dei clienti che, però, sono ben disposti. Mangiando meno fuori, non uscendo nel wk per la gita fuori porta o il ristorante tutti stanno comprando i più e apprezzano di poterlo fare dove viene proposto un prodotto di qualità. A me sembra che i clienti stiano riscoprendo il valore delle piccole botteghe e ci sono grati.
Franco: la chiusura per i negozi di abbigliamento rischia di diventare una catastrofe se non ci saranno le condizioni per un’apertura seppur parziale nei prossimi giorni. La nostra è in buona parte una clientela fidelizzata: molte di loro ci hanno telefonato chiedendo se vi era qualche possibilità di accedere singolarmente al negozio per provare i nuovi capi ma naturalmente tutto ciò non è stato possibile e non è possibile.
Quali sono i problemi e le proccupazioni principali che state affrontando in questo momento, seppur da prospettive diverse?
Maria Angela: l’aumento dei prezzi. Assistiamo ad aumenti del 30-40% sui prodotti ortofrutticoli: la causa è un’aumento della domanda a fronte di “raccolti non raccolti”. Come è noto c’è una carenza di manodopera che non consente di raccogliere i prodotti, con il rischio di non distribuire quelli già maturi con tutte le conseguenze che possiamo immaginare. Spesso tale aumento viene imputanto al negozio ma vi assicuro che anche noi lo subiamo.
Franco: in primo luogo la liquidità. Non potendo vendere nulla, non incassando, la nostra tipologia di negozi rischia di andare “in debito di ossigeno”, perché i costi ci sono comunque…bollette, affitti, lavoratori. Per esempio stiamo continuando a pagare – noi – il nostro dipendente ma potremo farlo per un periodo breve. Se non si riparte dovremo ricorrere alla cassa integrazione. E poi le collezioni-moda sono prodotti stagionali: i bei mesi primaverili sono passati e difficilmente recuperemo le vendite di abiti adatti a questa stagione. E sono prodotti per i quali non è previsto il diritto di resa. Temo che molti negozi non si riprenderanno.
Non sappiamo ancora come, ma sappiamo che stiamo entrando in un’altra fase. Quali pensieri, quali piani per il futuro prossimo?
Maria Angela: penso a una graduale apertura nel pomeriggio man mano che apriranno le aziende, quando molte persone torneranno al lavoro e quindi potranno acquistare in altre fasce orarie. Spero che coloro che in queste settimae hanno conosciuto, per passaparola o per caso, il nostro negozio e i nostri servizi possano continuare a farlo anche in futuro. E mi auguro davvero che vengano rivalutati i piccoli negozi: sono importanti per tenere vivi i paesi. E ciò vale anche per Villasanta.
Franco: anche se aprissimo subito, penso che la ripresa delle attività sarà molto lenta. Non credo che le clienti si precipiteranno a frotte. Rimarrà sullo sfondo la paura e anche noi dovremmo capire meglio come gestire il tema sanitario e della sicurezza. A parte il distanziamento e le mascherine (nel nostro negozio potremo fare entrare al massimo due persone in contemporanea e/o ricorrere agli appuntamenti), dovremo affrontare il tema del “prova-abiti”. Come potrà avvenire la disinfezione visto che quello stesso abito – se non acquistato – dovrà essere rimesso in vendita? E poi con il magazzino stracarico dovremo inventarci qualcosa, pensando anche all’eventuale allungamento di orari e giorni di vendita. Vedo un futuro critico ma certo con la possibilità di riaprire…possiamo almeno voltare pagina. Speriamo.
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