La Cascina Recalcati sorge al confine meridionale con Concorezzo lungo l’attuale via Ciro Menotti, e mostra ancora l’impianto morfologico originale, nonostante i molteplici interventi estemporanei e scoordinati che si sono succeduti negli ultimi decenni.
Deve il suo nome ai primi proprietari, (e probabili edificatori nel 1600), Marchesi Recalcati, nobile e ricca famiglia milanese che dai primi del XVII secolo estese le sue proprietà anche nel nostro territorio. La cascina, collocata non a caso lungo il corso della roggia Ghiringhella, mantenne sempre questo nome anche quando nel 1800 ne divennero proprietari i Conti Melzi.
Se questa comunque ne è sempre stata la denominazione ufficiale, nell’uso corrente e popolare ha prevalso l’appellativo di Cassina di Loeuff (Cascina dei Lupi), le cui origini si perdono in una serie di aneddoti e leggende contadine. Dobbiamo dire che questo non è stato l’unico soprannome di cui la cascina ha goduto.
Nelle mappe del catasto teresiano del 1721 la cascina venne censita come detta dell’Imbriago, con probabile riferimento agli usi e abusi alcolici di un suo rappresentativo abitante del tempo.
Troviamo la prima documentazione storica della cascina in uno Stato delle anime del 1649, (era un censimento dei residenti redatto dai parroci in carica).
Qui, tra i siti di abitazione della parrocchia si cita appunto alla Cassina de Signori Recalcati.
Possiamo quindi collocare la sua edificazione ai primi del 1600, non trovando citazioni in documenti precedenti, ad opera appunto dei Marchesi Recalcati, a cui venne subito attribuita.
Un successivo Stato delle Anime del 1674 ci dice come presso la “Cassina del Signor Abate Recalcati vivessero due nuclei famigliari, uno dei Corcinigia (Cazzaniga), di ben 30 componenti tra figli, nipoti e nuore, e l’altro dei Cereda di soli 10 componenti.
Cristophoro Corcinigia e Giuseppe Cereda erano i due capifamiglia, probabili massari che con le loro famiglie lavoravano le tante pertiche di terreno dei Marchesi intorno alla Cascina, coltivate per lo più a cereali e viti.
Nel 1727 i massari diventarono tre: Antonio del Corno, Andrea Taruzzo e Giovanni Cazzaniga.
La Cascina, con il suo territorio circostante, rientrò nel comune di Villa con San Fiorano solo nella seconda metà del 1700. Prima era sempre rimasta sotto Vimercate e la sua Pieve come parte del comune di Taverna della Costa (o Costa Taverna). Questo era un’effimera entità amministrativa che oltre alla Cascina e ai suoi dintorni comprendeva unicamente un quadrilatero tra le attuali via Garibaldi e Mazzini, sempre di proprietà dei Recalcati.
Per approfondire vedi: C’erano anche Sesto Giovane e Taverna della Costa. sul sito Storia di Villasanta.
Perché comunque la cascina nella sua interezza rientrasse nel comune di Villa San Fiorano si dovette aspettare la fine del XIX secolo. Fu solo allora che una permuta di terreni con Concorezzo permise di superare l’incresciosa situazione per cui il confine tra i due comuni passava in mezzo alla corte della cascina, tagliandola in due. A Est stalle e fienili sotto Concorezzo e a Ovest la parte residenziale sotto Villa San Fiorano.
P.S. = sfatiamo un’altra leggenda sulla cascina. Non è mai stata sede di un convento di suore di un non meglio precisato ordine religioso.
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