E’ già trascorsa più di una settimana da quando abbiamo appreso della morte, prematura e improvvisa di Ermanno Calcinati.
Da molto tempo Ermanno non viveva più a Villasanta, le vicende della vita lo avevano portato prima a Pavia e poi a Milano, dove risiedeva, ma chi è stato giovane negli anni sessanta e settanta se lo ricorda bene.
Il comparire degli annunci funebri sui muri di Villasanta, i numerosi post sui social network che ne annunciavano la scomparsa hanno rimandato la memoria di molti a quegli anni.
Anni densi, difficili, talvolta controversi che Ermanno ha attraversato con grande partecipazione vivendo pienamente la loro complessità.
Lo vogliamo ricordare attraverso il racconto di Antonio Locati e Salvatore Amelio sul filo di esperienze e percorsi di vita che con Ermanno, in tempi e ambiti diversi, hanno condiviso.
GIOCA, FAI, PENSA di Antonio Locati
Ermanno Calcinati, ragazzo villasantese, cresciuto in via Sentiero della Croce l’attuale via Buonarroti, circondato da campi coltivati nell’estrema periferia del paese, tra le rogge Molgora e Molgorana. Padre operaio e madre casalinga, in un dopoguerra con pochi mezzi ma con tante speranze, è bravo a scuola fino a laurearsi in ingegneria Civile, nei turbolenti fine anni sessanta. Negli stessi anni vive l’esperienza scout, quasi in contrapposizione con quella oratoriana troppo codificata e che non riusciva in quei momenti a dare risposte alle nuove domande emergenti dal mondo giovanile.
In una famiglia che sperimenta la durezza della vita operaia e vede nel partito comunista l’unico in grado di riscattarla dalla sua posizione, cresce con le istanze di uguaglianza e giustizia per l’affrancamento dalla misera condizione operaia.
Nei primi anni sessanta lo scoutismo sembra in grado di intercettare i sogni e le speranze di quei giovani, ma soprattutto di dare concretezza e realizzazione a quei ragazzi vestiti in modo strano e in dissenso con la maggior parte dei ragazzi del paese.
Il messaggio è semplice e chiaro: gioca, fai, pensa.
In un ambiente dove l’autorevolezza, la condivisione e l’essere pari tra pari si contrappone al bieco autoritarismo pieno di luoghi chiusi e troppo rigidi, lo scoutismo è un luogo dove le risposte, le speranze e le attese trovano compimento.
Col fratello Luciano entra negli scout nel 1960 e nel decennio con gli amici Arturo, Giuseppe, Claudio, Sandro, Gianni, Alberto, Enrico e molti altri e con le Chieftains Marinella, Luisella, Etta, Luisa, Carla.
Con molte altre, diventano il motore del gruppo Scout Villasanta I, quelli che gli sapranno dare una svolta innovativa e di crescita significative, portandolo ai livelli dei blasonati gruppi di Milano.
Lo ricordo, con i grossi occhiali neri su un volto magro e sempre sorridente, mai una volta lo ricordo ingrugnito anche se ne aveva il motivo. È stato il nostro Capo Riparto, (non reparto come si usa oggi ed è assonanza di officina) che con visione profetica, stimolava noi adolescenti ad essere protagonisti della nostra vita, a guidare la nostra canoa per non subire passivamente la vita ed esserne guidati.
I giochi che propone sono mitici, affascinanti, attraenti e fantasiosi: guidano nell’avventura spaesati adolescenti a tirare fuori il meglio di sé: autonomia, autodeterminazione, creatività e saper prendere decisioni senza condizionamenti. I valori dell’amicizia, della gratuità e del servizio si fanno palesi e diventano parte di te; soprattutto perché era lui il primo a viverli. È stato un educatore, ha tirato fuori il meglio da ciascuno di noi e tutti nella vita abbiamo sempre mostrato ciò che adolescenti abbiamo imparato con “i calzoni corti, il cappellone e la camicia cachi”: dare sempre del proprio meglio.
Uguaglianza, fraternità, giustizia, pace sono solo alcuni dei cardini su cui si costruiscono relazioni vere e profonde. Il gioco non è MAI fine a sé stesso, il fare riempie il vuoto adolescenziale e il pensare ti proietta uomo vero verso il futuro in pienezza.
Il saluto che ha accompagnato nell’ultimo viaggio Ermanno, è ricco di queste testimonianze che hanno solo parzialmente svelato ciò che coloro incontrandolo negli anni, hanno sperimentato quanto lo scoutismo lo ha formato. Anche l’esperienza extraparlamentare poco o tanto rispecchia questo cammino: “fare del mio meglio, aiutare gli altri e essere pronto” sono stati da lui sempre vissuti e sono stati maestri di vita per tutte le donne e gli uomini che, ricchi della sua testimonianza, hanno fatto un pezzo di strada col lui.
Buona Strada Ermanno.
MI RICORDAVA DE ANDRE’, E COME FABER MI MANCHERA’… di Salvatore Amelio
La sera di Venerdì 2 luglio nel recarmi al concerto del Corpo Musicale di Villasanta ho visto affisso presso la chiesa parrocchiale l’avviso della improvvisa morte di Ermanno Calcinati.
Avendolo conosciuto, frequentato assiduamente e stimato tra il 1975 e il 1978, ho ripercorso mentalmente gli avvenimenti di quegli anni. Ho sentito parlare di lui per la prima volta quando era stato arrestato per renitenza alla leva ed era detenuto presso il carcere militare di Peschiera sul Garda. In quel periodo su diversi muri di Villasanta e Monza erano apparse diverse scritte “Ermanno Libero”.
Io lavoravo alla Singer di Monza e la sera studiavo per diventare perito elettrotecnico presso la scuola Hensemberger, quindi ricordo di avere partecipato alle varie manifestazioni che erano state organizzate dagli studenti per richiedere la sua liberazione.
Mi è venuto in mente che in seguito ho conosciuto Ermanno ad una riunione politica. Infatti, tornato libero, aveva intensificato la sua azione politica diventando dirigente di Lotta Continua presso la sezione di via Spalto Piodo a Monza. Grazie alla sua azione si erano create varie “cellule” operaie e studentesche che avevano l’obiettivo di partecipare, con una propria lista, alle elezioni dei delegati ai consigli di fabbrica e nelle scuole.
Oltre all’attività politica davanti alle fabbriche egli era attivo anche a scuola, insegnava Matematica nelle classi serali del Mosè Bianchi e spesso ci incrociavamo nei pressi della mia scuola per affiggere gli inconfondibili cartelli che lui scriveva (in bellissima grafia) con i pennarelli colorati. Ricordo anche le riunioni con i coordinamenti dei movimenti politici e dei cittadini in cerca di casa e le successive occupazioni: prima i nuovi stabili di via Durini, poi quelli di via Ferrari da noi di Lotta Continua. Il Movimento studentesco aveva occupato gli stabili in via Zucchi e Avanguardia Operaia le case tra via Bixio e Raiberti, e anche di via Edison a Villasanta.
Le case occupate erano diventate quasi la nostra sede politica, un luogo di incontro per dibattiti, ma anche di momenti dove confrontavamo anche i nostri gusti musicali e suonavamo brani di Claudio Lolli, Ivan della Mea, Pino Masi, Guccini, De Andrè, e altri.
C’erano state le manifestazioni a Roma a favore dei senza casa, la morte in autostrada dei militanti di Lotta Continua Augusto, Davide e altri occupanti e le polemiche conseguenti avevano sconvolto noi e in particolare Ermanno e gli altri dirigenti di questo movimento. I fatti drammatici ci avevano resi più uniti.
Vennero poi i giorni degli sgomberi delle case occupate da parte della Celere e si ritornò a riunirci far attività politica solo presso la sede di via Spalto Piodo. Delle volte li mi portavo i temi da svolgere come compito a casa ed Ermanno più volte li leggeva con interesse e partecipazione tanto da consigliarmi delle frasi da scrivere. Per lui la cultura era molto importante ai fini della lotta politica, i temi bisognava farli bene.
A fine settimana ci si trovava tutti in sede per poi da lì partire in macchina verso Milano, zona Greco Pirelli, per andare al Cinema d’éssai. Quanti film abbiamo visto e commentato insieme: Piccolo grande uomo, Corvo rosso…., L’uomo chiamato cavallo e tanti altri.
Poi il riflusso, il terrorismo, il rapimento Moro, il brigatismo, gli impegni familiari, il lavoro e altro, hanno fatto sì che ognuno lentamente prendesse strade diverse. Quando ci rincontrammo mi disse che si era trasferito in zona Pavia con la sua compagna. Qualche tempo fa ci eravamo rivisti e mi aveva raccontato con entusiasmo le sue cose, in particolare di suo figlio maratoneta. Come sempre, aveva ascoltato attentamente il racconto delle mie attività e si vedeva che era sereno e sempre positivo.
Chiedevo sempre a suo fratello Luciano notizie di Ermanno in attesa di rivederlo. Ora è venuto a mancare un uomo col quale era bello scambiarsi le idee, uno che cercava di convincerti col ragionamento, insomma uno che dava con sagacia, ironia e intelligenza un parere di riferimento sulle cose della vita.
Ermanno per molti aspetti mi ricordava Fabrizio De Andrè e, come Faber, mi mancherà.