Venerdì prossimo alle 20,30 nel programma del “Festival delle Geografie”, un confidenziale talk-show tra amici ed estimatori dell’indimenticabile alpinista con gli occhiali da saldatore.
La domenica pomeriggio, quando per una ragione o per un’altra non era in parete, Andrea Oggioni si rifugiava in quel caotico porto di mare che era il bar della Democrazia Cristiana. A lui non interessavano né bocce né biliardo, figuriamoci le carte; lui aspettava con ansia il Giornale radio per sapere cos’avesse fatto la sua Juve (già, nessuno è perfetto). Ma quel pomeriggio d’agosto del ‘55 Emilio Fede interruppe il notiziario per dare una notizia dell’ultima ora: Walter Bonatti aveva conquistato in solitaria la vetta del “Petit Dru”, un inviolato costone di roccia sul versante francese del monte Bianco. Un’impresa che entrerà nella leggenda dell’alpinismo classico. Bonatti rivelerà i rischi pazzeschi affrontati in sei giorni e cinque notti passati in parete, le ripetute sfide con la morte. Una narrazione che ancora oggi gli vale una trionfale presenza nella Hall of fame delle imprese sul Bianco che si trova ai Duemila metri sopra Chamonix, proprio ai piedi della Mer de Glace, nel contesto della Grandeur dell’alpinismo transalpino.
Ebbene, sostiene Franco Citterio che Andrea Oggioni, sentita la notizia, arrivò alle lacrime. Della Juve non gli importava più nulla ma quell’impresa l’avevano lasciata a metà sia il Walter che Josve Aiazzi ed egli stesso. Il lavoro di attrezzatura della parete si era dovuto sospendere causa maltempo, con l’accordo che ci si sarebbe rivisti appena le condizioni meteo lo avrebbero consentito. E invece il Walter.
E’ un flash di un pezzo di vita che dice tutto. Di Andrea Oggioni e dei suoi occhiali da saldatore. Del livello di élite raggiunto a 25 anni, dalla palestra iniziale in Grigna al ruolo di capocordata fino alle due spedizioni italiane alle Ande peruviane. Serve a valutare il mistero per cui alpinismo non sempre, anzi di rado, è sinonimo di disciplina sportiva con affinità sociali, ma di messa alla prova di sè medesimi con i propri limiti.
Credo che l’angolatura da cui guarderemo il profilo di Andrea Oggioni sarà molto più confidenziale che da esperti anche se un paio di nomi, dico quelli di Maurizio Simonetto e Gianni Arcari proporranno certamente approfondimenti di tecnica alpinistica. D’altro canto se Simonetto è considerato da una vita l’erede a tutto tondo di Andrea, l’accademico del Cai Arcari ha fatto parte dell’epoca aurea delle cordate con Josve Aiazzi, Nando Nusdeo, Pizzocolo e Vasco Taldo che con Frigieri, Gallieni e gli stessi Bonatti e Oggioni costellarono il periodo d’oro del Cai-Pell e Oss di Monza.
Infine credo che l’incontro possa fungere anche da agile “bigino toponomastico”, diciamo così, che consenta a una sia pur minima percentuale di neo-villasantesi di conoscere e apprezzare le ragioni per cui questo comune abbia dedicato una piazza ed uno storico plesso scolastico a questo personaggio così amato.
Appuntamento quindi venerdì prossimo alle ore 20,30 nel giardino di Villa Camperio: L’alpinista con gli occhiali da saldatore.
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