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A proposito delle comunali, Villasanta merita un ampio respiro. “Pensateci, ne può valere la pena”

Siamo ormai alla fine di questa campagna elettorale. Sabato e domenica si vota. Si voterà per il rinnovo del Parlamento europeo con un sistema proporzionale puro, dove la visibilità ce l’hanno i partiti. Si voterà per il rinnovo del sindaco e del Consiglio comunale dove invece a fronteggiarsi saranno 3 liste civiche.  E sarà interessante – e materia di approfondite discussioni del dopo – valutare dove e come si sono ricollocati i voti dei partiti delle europee nel panorama civico di Villasanta.

Già perché i partiti esistono, gli orientamenti politici degli elettori, grazie a Dio, esistono anch’essi e la loro presenza non è certo in contraddizione e neanche inibisce lo sviluppo di aggregazioni di natura civica, in qualche modo Villasanta ne è la prova.

Le differenze, in questo caso, non le fanno le autodefinizioni, le fanno i fatti, e questi sono: le modalità e l’ampiezza dei processi decisionali, la loro trasparenza e come si esercita la pratica della partecipazione.

Lorenzo Galli e la sua squadra in un momento scherzoso

Se si pensa a questi aspetti, ci si rende conto che le differenze ci sono e sono molto evidenti: il panorama villasantese è molto più variegato di quanto le terminologie facciano pensare.

Le primarie, con poco meno di 900 partecipanti, le ha promosse e fatte solo la Lista Cittadini per Villasanta e non altri, perché no? Avrebbero potuto…

Mi piace anche ricordare che l’esperienza delle liste civiche, almeno nel campo del centrosinistra, ha radici profonde i cui germi si ritrovano ben prima dell’avvento dell’elezione diretta del sindaco venuta con la legge del ‘93; risalgono, sia sul piano politico che programmatico, all’esperienza del PCI – lista aperta (ormai quasi preistoria).

Al di là di qualsiasi lettura di carattere personalistico, che per altro l’elezione diretta del sindaco induce, va anche detto che la nascita di quell’esperienza civica non sarebbe mai potuta avvenire e crescere senza due condizioni storiche di base, che l’hanno – per così dire – generata.

Mi riferisco, da un lato, alla crisi dei partiti nel post tangentopoli con la conseguente diaspora dell’area cattolica rappresentata allora dalla DC e, dall’altro, a un atto di grande generosità e lungimiranza politica del maggiore partito della sinistra che, sul piano locale, consapevole della propria parzialità, ha ceduto la propria titolarità di rappresentanza e elaborazione, mettendola a disposizione di un progetto più aperto e più ampio, che è stato e è tuttora la Lista per Villasanta.

Questa lettura, nonostante siano passati ormai 3 decenni, è tuttora valida e costituisce ancora l’assunto su cui si basano e si sono evolute tutte le liste civiche di centrosinistra a Villasanta, al di là della denominazione e dei candidati sindaci che di volta in volta l’hanno rappresentata.

Perché, alla fine, è questo l’alveo che definisce continuità o discontinuità di un’esperienza ed è un alveo in cui “scorrono” i candidati che si succedono, certamente, ma anche e soprattutto dove scorrono: la platea dei sostenitori, i volontari e l’elettorato che di volta in volta vi si riconosce e assegna la propria fiducia a questo progetto.

Quindi qualcosa di più costante e perdurante nel tempo, capace di andare oltre i tempi delle legislature e dei sindaci, più solido e più vivo perché si parla non di singole persone ma di una esperienza collettiva, coinvolgente, vissuta in modo condiviso e costruttivo, che in quanto tale porta in sè i germi del cambiamento, del rinnovamento e della modernità.

È questa la continuità che ha valore e che va considerata. Lorenzo Galli non solo ha i piedi per terra ma li ha  saldamente piantati dentro questo alveo. Che, mi piace dirlo, è anche il mio.

Poi si può dire quello che si vuole, che il candidato è diverso da me, che è un “paolottone” come, con tocco di finezza, lo ha apostrofato un esponente di un’altra lista, che non mi rispecchia; però, anche qui, quello che deve prevalere nel formarsi del giudizio è il progetto che viene rappresentato e a cui si aderisce.

Non possiamo chiedere alla politica ciò che in natura non esiste: neanche uno specchio ci rispecchia completamente, c’è sempre un “dark side” che non si vede…

E il progetto è chiaro, costruito con un lavoro collettivo che ha coinvolto decine e decine di cittadini nella sua elaborazione.

Io non sono appassionato al voto utile, però credo che la matematica non sia una opinione, che una partita a tre è diversa da una partita a due, che quando si compie un’azione, ci deve essere la consapevolezza delle reazioni possibili e di quali scenari ne potranno scaturire.

Avere visibilità del contesto e non solo del proprio ombelico, è esercizio di saggezza e di solito aiuta ad orientarsi meglio, anche nelle incertezze.

Villasanta merita un respiro ampio, assicuriamoci questa prospettiva, non lasciamo che prevalga un inutile e dannoso ritorno al passato.

Pensateci!, ne può valere la pena.

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