il significato della memoria

25 aprile. Libertà e giustizia sociale, Pertini e Calamandrei nel discorso del sindaco

Con un discorso non lungo – come è nel suo stile – ma incisivo, Lorenzo Galli ha celebrato questa mattina il suo primo 25 aprile in veste di sindaco.

La mattinata è stata aperta dalla Messa nella chiesa di sant’Anastasia, officiata dal parroco don Massimo Zappa e da piazza Martiri di Belfiore e poi partito il corteo che ha attraversato il centro del paese e raggiunto la piazza Martiri della Libertà dove si è svolta la cerimonia ufficiale.

Dalla ricorrenza dell’Ottantesimo anniversario della Liberazione dalla dittatura nazi-fascista ha preso avvio il discorso del sindaco: “Oggi – ha sottolineato Galli – celebriamo un anniversario straordinario: ottant’anni dalla Liberazione dell’Italia dal giogo della dittatura e dell’occupazione nazifascista. Ottanta: un numero “tondo” che a pronunciarlo riempie la bocca; ottanta è l’età di un nonno; ottanta è l’equivalente di tre generazioni; ottanta significa anche che i giovani ventenni protagonisti all’epoca della liberazione oggi sarebbero centenari; ottanta in definitiva significa che le testimonianze dirette si stanno naturalmente esaurendo, e che sta a noi dunque raccogliere e passare il testimone della conoscenza affinché non vada perduta e la società non ricada negli stessi errori e negli stessi orrori. In questo senso la presenza qui oggi degli studenti della scuola Fermi è un ottimo punto di partenza. Grazie ragazzi! E per questo motivo voglio ringraziare anche l’ANPI, la cui missione più importante è proprio quella di tramandare storia e conoscenza degli avvenimenti passati.

Chiari i riferimenti intellettuali e morali del sindaco, incarnati da 2 figure centrali della politica e della cultura italiana del Novecento: “il primo – ha sottolineato – è Sandro Pertini, che nelle sue parole ci ha ricordato che <La libertà senza giustizia sociale è una conquista vana>. Ci spiega oggi che un liberismo economico esasperato e senza regole sta concentrando sempre di più la ricchezza nei pochi logorando il benessere delle classi medie, e facendo crollare le speranze di chi già era in difficoltà ed oggi cade in una crisi economica e di vita, sempre più profonda. Il secondo è Piero Calamandrei, che in un suo famoso discorso rivolto ai giovani disse: <La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare>.

Lorenzo Galli

Non posso fare a meno di riflettere sulla differenza profonda tra la libertà di cui ci parlavano Pertini e Calamandrei e quella che spesso ci illudiamo di esercitare oggi. La libertà del “dico e faccio ciò che mi pare”, aiutata anche dai social: piazze virtuali che assomigliano sempre più a una grande gabbia  in cui veniamo studiati, manipolati e controllati persino nella direzione del nostro sguardo sullo schermo.

Era lo scorso gennaio quando guardando alla TV l’insediamento del Presidente degli Stati Uniti ho visto quell’inquadratura che certo avrete notato tutti… sullo sfondo della scena cinque persone tra le più ricche, potenti ed influenti al mondo. In una sola immagine ho visto il concentrarsi di potere politico, economico, dell’informazione: in altre parole ciò che proprio non può convivere con le affermazioni di Pertini e Calamandrei.

Dal mio punto di vista quell’immagine grida al mondo che i valori della Resistenza sono più che mai necessari. La giustizia, l’uguaglianza, la solidarietà, la lotta contro ogni forma di oppressione e discriminazione, sono principi che devono guidarci nelle scelte di ogni giorno, perché la libertà non è un’eredità immutabile, ma un impegno costante. 

Infine, in questi giorni di lutto nazionale per la scomparsa di papa Francesco non possiamo dimenticarci i suoi insegnamenti sull’importanza di custodire la memoria, considerandola un elemento fondamentale per la crescita di una società; la memoria come radice della libertà; liberazione come modo per trasmettere i valori di giustizia e dignità; rispetto ed equità sociale, perché senza di essi la libertà resta zoppa.     

Lorenza Gobetti

Ecco perché non ci deve più bastare celebrare il 25 aprile solo con le cerimonie. Dobbiamo vivere questi valori ogni giorno, nel nostro lavoro, nella scuola, nelle nostre relazioni. Dobbiamo trasmetterli ai giovani, raccontare loro che la libertà non è mai scontata, che può essere messa in discussione e che va difesa con forza e determinazione.”

Sul periodo storico e sul portato della Resistenza italiana è stato centrato – e non poteva essere diversamente – l’intervento della presidente della sezione villasantese dell’Anpi, Lorenza Gobetti, che ha ricordato che: “In quei 20 mesi cambiò la società, le donne e l’intera società si emanciparono. Tutti gli italiani ritrovarono protagonismo, si sentirono responsabili di quello che succedeva. Questo fatto straordinario ha consentito di fare quella Costituzione, di fare un incredibile salto democratico a un popolo che non sapeva nemmeno cosa fosse la democrazia.

Ottanta anni dopo viviamo un tempo sconcertante e sconvolgente, in cui stiamo assistendo al ritorno e al moltiplicarsi delle guerre, in particolare quelle civili, al ritorno dei nazionalismi, dei fascismi e dei razzismi, di attacco della democrazia, di impoverimento dei popoli.

Mai come oggi consegniamo alle nuove generazioni l’orizzonte di futuro che aveva negli occhi il popolo della Resistenza in quell’aprile 1945. (…) Di nuovo è tempo di Resistenza, una Resistenza consapevole, pacifica, collettiva, partecipata.

Toccanti le letture degli alunni delle scuole elementari e medie e sempre coinvolgente l’accompagnamento del Corpo Musicale e il concerto finale con gli allievi della PiùTost Band e della Color Orchestra.

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