Con la Fase 3 alle porte, abbiamo fatto due chiacchiere con la Dottoressa Marina Sala, Medico specializzato in Ematologia, parte del gruppo di Medici Associati presso l’Ambulatorio Medico di Medicina Generale di Villasanta.
Com’è la situazione oggi, all’alba di questa nuova fase? Possiamo dire che il trend stia davvero migliorando?
Non è ancora possibile dire qualcosa di definitivo, sarà necessario vedere cosa succede nei prossimi giorni, in seguito alle riaperture di varie attività. Sono diminuiti i casi gravi e di ricovero ospedaliero, l’infezione sembrerebbe meno virulenta rispetto all’inizio. Il sintomo principale rimane la febbre, ma noi dobbiamo segnalare anche altri sintomi influenzali, inclusa la stanchezza.
Come siete stati coinvolti nell’esecuzione dei tamponi? Come si stanno evolvendo i controlli?
La modalità di richiesta dei tamponi è spesso cambiata nel corso delle settimane; in linea generale, durante la Fase 1 il tampone poteva essere fatto solo tramite ATS o in ospedale. I pazienti venivano e vengono tuttora inviati all’Ufficio Igiene, che nel caso di ATS MB si trova a Monza o ad Oggiono. Con il passaggio alla Fase 2, per i lavoratori appartenenti a certe categorie ATECO sono stati eseguiti tamponi prima del rientro in attività; in questi casi la domanda è stata inoltrata ad ATS dal medico di base su richiesta del datore di lavoro. Tuttavia, le stesse indicazioni di ATS hanno poi riclassificato questi tamponi come non più necessari, permettendo il rientro del lavoratore senza altri controlli. Adesso, i laboratori privati hanno la possibilità di eseguire i test sierologici secondo determinati standard, e la gestione dei tamponi viene condotta anche privatamente. Inizialmente, in presenza di un caso sospetto secondo i criteri clinici, noi medici potevamo soltanto segnalarlo, senza la possibilità di prescrivere il tampone. Da pochissimo, anche per i pazienti che siano risultati positivi all’esame sierologico fatto privatamente, e che si rivolgano al medico di base, quest’ultimo può usufruire di un sito tramite il quale richiedere il tampone direttamente ad ATS. Sebbene ridotti rispetto a un mese fa, rimangono, purtroppo, tempi di attesa molto lunghi.
Cosa è cambiato nella gestione di tutte le altre patologie e delle normali attività ambulatoriali?
Senza dubbio, nel periodo della Fase 1 si vedevano pochissimi pazienti con altre patologie, e lo stesso è accaduto nei PS. In generale, i controlli e le operazioni che potevano essere rimandate, sono state effettivamente rinviate; le urgenze, invece, sono state evase normalmente. Questo approccio è stato utile perché, inizialmente, noi medici abbiamo svolto l’attività a “mani nude”, e questo ha comportato dei rischi. Abbiamo ricevuto i primi dispositivi di sicurezza, tramite i sindacati, gli enti di beneficienza, l’Ordine dei Medici.
ATS ha consegnato i DPI settimana scorsa.
Il lavoro in sé è stato sicuramente più stressante, in gran parte a causa delle vicissitudini burocratiche e dei numerosi cambiamenti delle disposizioni. Spesso abbiamo ricevuto richieste di chiarimenti sui comportamenti da adottare, sia dai pazienti che, per esempio, dai datori di lavoro. Dal punto di vista della relazione con il paziente, se da un lato le persone che si sono recate fisicamente in ambulatorio sono state pochissime, sono rimasta piacevolmente colpita – e credo anche i miei colleghi – dai numerosi messaggi ricevuti da parte di pazienti che si interessavano del nostro stato di salute. Questo è stato molto gratificante.
Pro e contro dei test sierologici ora disponibili privatamente?
Prevalentemente contro. Il prelievo rileva il dosaggio di anticorpi IgM e IgG nel sangue. Nel caso dell’infezione virale, quando guarisci si ha una negativizzazione delle IgM e si positivizzano le IgG. Tuttavia, a fronte di un risultato positivo delle IgG, non siamo certi che l’immunità decada; su questo virus non si hanno ancora certezze. Rimane molto più utile testare la presenza di IgM, che rileva una malattia in atto. Ad oggi, per sicurezza, viene comunque richiesto il tampone anche nel caso in cui ci siano solo IgG positive. Quindi, considerando il margine di incertezza attuale dei test, tendiamo a sconsigliarlo in quanto piuttosto costoso e utile più che altro per indagini epidemiologiche.
Il Parroco ha annunciato che quest’anno sarà impossibile organizzare l’oratorio feriale. Per quanto riguarda i centri estivi, è appena stato emesso il Regolamento di Regione Lombardia. I medici cosa ne pensano?
Prima di tutto bisogna vedere come andrà nei prossimi giorni; ci sono tanti gruppi di ragazzi in giro senza mascherina. Nel caso in cui si potessero avviare i vetri estivi, andranno comunque fatte osservare le regole previste. Mi domando se, e come, questo sia effettivamente possibile. Soprattutto per quanto riguarda i bambini dai 4 ai 10 anni, credo sia difficoltoso far mantenere le distanze o, dai 6 anni in su, indossare la mascherina tutto il giorno. Inoltre, il centro estivo, e poi noi, dovremmo continuare a segnalare i casi di raffreddore, dissenteria, febbre. Questo significa che se nel gruppo c’è un ragazzino con questi sintomi, e viene segnalato, andrà messo in isolamento. Sia lui che le persone che ci sono entrate in contatto, dovranno stare a casa senza uscire o avere altri contatti (penso ai nonni, alla baby sitter). Va considerato anche l’obbligo di igienizzare gli ambienti; la sanificazione costa moltissimo, e i bagni andrebbero puliti ogni volta che vi entra qualcuno. Nel caso in cui siano disponibili spazi abbastanza grandi da permettere di mantenere le distanze previste, ci vorranno anche più persone che controllino, con il rischio di maggiori costi che andranno a ricadere sull’utenza. Bisogna quindi considerare che le responsabilità sono enormi e sarà difficile far leva sui volontari. Se però si riuscisse ad appianare tutte queste difficoltà, ben vengano i centri estivi.
Quanto sopra, dimostra solo la enorme disorganizzazione della sanità lombarda, che ad esempio lo scorso autunno è andata molto vicino all’obbligarmi ad acquistare personalmente (l’avrei fatto) il vaccino anti influenzale per carenza di disponibilità, pur essendo io anziano.