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Peppino Galli, l’ultimo dei feré

Il giorno dell’Angelo, l’anonima statistica del Covid 19 in zona rossa, porta via con sè un altro volto conosciuto, quello di Giuseppe Galli, imprenditore umile, l’ultimo dei feré delle presse.

Ormai vicino agli 86 anni, Peppino Galli frequentava ancora l’ azienda di cui è stato titolare per decenni, con i ritmi e le modalità di sempre, tanto che proprio di recente i figli gli avevano intimato di staccarsi dalle macchine utensili. Lo si incontrava attorno a mezzogiorno, proprio nei minuti tipici in cui i lavoratori vanno in mensa, diretto verso casa sulla sua mountain-bike, gentile e riservato come il suo sempiterno  clichè gli imponeva.

La vicenda umana di Peppino torna a narrare fedelmente la storia dell’industria metalmeccanica villasantese della seconda parte del Ventesimo secolo. La tenacia di dinastie familiari; i Colombo, i Cremona, i Fontana, i Tagliabue e i Galli, appunto, tanto per circoscrivere il campo ai Feré che molto lavoro e diffuso sviluppo hanno proposto a migliaia di famiglie qui a casa nostra.

L’intrapresa dei Galli, in particolare, data negli anni immediatamente successivi alla Grande Guerra, in una famiglia di dieci figli, nientemeno. Due di questi, Ambrogio ed il fratello maggiore Alfredo daranno vita, ormai negli anni Trenta inoltrati, alla Industria Meccanica Villasanta.

Alla fine del ’45 i due fratelli decidono di iniziare strade diverse e si separano andando ad occupare tutto il fronte sinistro della via Leonardo da Vinci, lato Molgorana, dall’attuale via Galilei sino a raggiungere il tratto interrato della Monza-Molteno. Da quel momento il marchio I.M.V. riguarderà solamente la Alfredo Galli mentre accanto nasce la Galli Ambrogio.

Siamo agli albori del boom economico: sono gli anni in cui la tecnologia brianzola è in competizione globale con l’ingegneria tedesca ed è qui che mi piace collocare la vignetta epica dell’imprenditore metalmeccanico monzese…il quale non può mancare dal visitare la Fiera Internazionale di Dusseldorf. Ci va in treno, in compagnia del suo capo disegnatore progettisti (gli ingegneri erano rarissimi), e in regime di rigorosa economia. Ovviamente prenotano una sola camera d’albergo, doppia.  Sì, per una notte dormiranno insieme, in un lettone matrimoniale ma la mattina successiva, anche se fotografare è proibito, basterà un colpo d’occhio clinico per carpire il cuore dei meccanismi ingegneristici tedeschi e trasferirli d’acchito sui tecnigrafi in officina.

Brianzoli come giapponesi? Di più. Di più e meglio.

La I.M.V. Alfredo Galli lancerà il proprio logo a caratteri cubitali sulla mura bianca: Presse eccentriche e cesoie alimentando al tempo stesso una marcia che negli anni 70, ne chiederà il trasferimento armi e bagagli nel grande capannone di via Tommaseo a San Fiorano. Peppino, con la sorella Carla, affrontano sfide di mercato sempre più complesse con tecnologie in rapido sviluppo; l’azienda guadagna spazi di mercato, stabilisce nuove alleanze, decide di investire in risorse umane e innovazioni tecnologiche.

A ridosso del XXI secolo Peppino passa il testimone ai tre figli che proiettano la dynasty verso un nuovo orizzonte. Lui rimane sempre in fabbrica, però. Con la vestaglia da operaio e la cura del dettaglio. Trattenendo nell’intimo la grande soddisfazione: quando il lungo Tir esce dai capannoni con il carico di tecnologie IMV  destinate ai quattro angoli del globo.

Ciao Peppino. Quando ci si ritrovava in Gerbi e nelle serate in cui si alimentavano comuni passioni non ti sei mai sottratto al tuo ruolo. Che la terra ti sia amica e lieve, come sei stato tu.

One Comment

  1. Franco, sei sempre un grande. Mi auguro che tu mi sopravvivi così ,spero, mi dedicherai due righe.
    Ciao. Claudio M,

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