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L’Orgoglio non si Lega

Si è concluso da qualche giorno il mese di giungo, ormai da diverso tempo considerato, fra le altre cose, come il Pride Month (letteralmente “mese dell’orgoglio” in inglese), ossia il mese in cui vengono organizzate diverse iniziative (manifestazioni, concerti, spettacoli teatrali, mostre, conferenze e tanto altro) a sostegno della comunità LGBTIQ+, i cui membri sono quotidianamente vittime di discriminazioni e violenze.

Come ogni anno, questo periodo si è caratterizzato per accesi scontri fra le forze politiche nazionali. Ai tradizionali temi di dibattito (per dirne alcuni: matrimonio omossessuale, famiglie arcobaleno e riconoscimento delle identità di genere), si è aggiunto il DDL Zan, disegno di legge presentato dal deputato di centrosinistra Alessandro Zan ormai tre anni fa, approvato alla Camera lo scorso 4 novembre e attualmente in fase di approvazione al Senato. Il suo principale obiettivo consiste nell’estendere il campo d’azione della Legge Mancino (modificando quindi gli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale), inserendo l’orientamento sessuale e l’identità di genere fra le cause per cui l’aggravante di discriminazione può essere riconosciuta a seguito di un episodio di violenza, praticata direttamente o istigata.

Lo scontro si è quest’anno tradotto a livello locale, interessando in particolare i consigli comunali del 27 maggio e del 30 giugno.  Durante il primo, il gruppo di maggioranza Cittadini per Villasanta ha presentato un ordine del giorno (approvato con voto contrario del centrodestra e astensione del consigliere grillino Ganino) atto a sostenere simbolicamente il DDL Zan e a impegnare la Giunta a far aderire l’ente comunale alla rete RE.A.DY, una rete di amministrazioni locali finalizzata alla condivisione di buone pratiche e politiche locali per l’inclusione delle persone non eterosessuali e cisgender. Durante il secondo, invece, i gruppi di opposizione Lega Villasanta e Casiraghi Sindaco hanno presentato una mozione (respinta dalla maggioranza con, ancora una volta, astensione del consigliere Ganino) per chiedere la rimozione della bandiera arcobaleno dalla facciata del Palazzo Comunale, dove, per scelta dell’Amministrazione, è stata esposta nel corso dell’ultima settimana di giugno. Tale esposizione è, a detta loro, contraria alle norme vigenti e al principio di “neutralità” che dovrebbe essere garantito dall’istituzione comunale.

Il minimo comune denominatore di entrambe le sedute è stato il livello particolarmente basso raggiunto dal dibattito grazie agli interventi delle forze di minoranza. Lobby gay, stanze del piacere, teoria gender, gulag sovietici e lavaggio del cervello sono solo alcune delle tante espressioni, volutamente iperboliche, utilizzate per celare la loro scarsa conoscenza e la loro reale posizione sui temi affrontati. Il centrodestra villasantese, infatti, non ha solamente dimostrato di non aver letto (o, eventualmente, di non aver compreso) il DDL Zan, di non riuscire a cercare su Google le regole circa l’esposizione di vessilli non istituzionali da parte degli enti locali e di non conoscere la reale storia e il reale significato della bandiera arcobaleno, ma, incalzato dalla maggioranza, ha anche rivelato la sua vera natura: “è evidente che qualcuno debba poter non approvare e considerare fuori luogo queste scelte [la “scelta” del proprio orientamento sessuale e/o della propria identità di genere, ndr]” sono le parole pronunciate da un membro dell’opposizione.

Occorre quindi, in conclusione, sottolineare due cose. L’orientamento sessuale e l’identità di genere di una persona non sono scelte consapevoli, frutto cioè delle proprie convinzioni politiche o della propria impostazione culturale. Corrispondono infatti a un modo di essere dell’individuo e, in quanto tali, devono essere rispettate e tutelate. Non sussiste perciò il “diritto” di non approvarle, poiché si tratterebbe di un diritto di discriminare. In questo senso, dunque, risulta evidente, senza dover necessariamente scomodare Popper e il paradosso della tolleranza, come affermare che il DDL Zan limiti la liberà di espressione dei cittadini sia fattualmente errato.

Secondariamente, mente il DDL Zan rappresenta una questione politica, poiché è un disegno di legge rispetto al quale esistono legittimi pareri favorevoli e contrari, e, di conseguenza, il suo sostegno è stato portato dalla maggioranza in Consiglio Comunale, la bandiera arcobaleno non lo è. Essa rappresenta un simbolo nel quale si riconoscono tutte le persone omosessuali, bisessuali, transessuali, demisessuali e asessuali, indipendentemente dalla posizione che queste hanno rispetto a singole iniziative legislative. È stata ideata nel 1978 in America, a San Franciso, in un contesto nel quale gli appartenenti alla comunità LGBTIQ+ venivano discriminati – politicamente, socialmente e persino giuridicamente – in quanto tali e in cui il consigliere comunale Harvey Milk veniva ucciso proprio in ragione della sua omosessualità. Esporla, dunque, significa rivendicare e difendere il diritto di ognuno a riconoscerci nel proprio orientamento sessuale e nella propria identità di genere. Non viola pertanto il principio democratico della neutralità delle istituzioni e non corrisponde all’offendere una parte della cittadinanza villasantese, a meno di intendere quella parte che si arroga chi difende il già citato diritto a discriminare.

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