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Trasporto Sociale: diatriba senza SPERANZA?

C’è una cooperativa che per molti anni ha garantito al Comune il servizio di trasporto di persone disabili e di anziani in difficoltà e che pensa di essere stata messa da parte senza comprenderne i motivi, c’è una amministrazione comunale che ritiene di avere agito correttamente osservando i requisiti previsti dal Regolamento di ambito (Monza, Villasanta e Brugherio) per l’erogazione di servizi sociali e ci sono gli utenti di tale servizio, non tutti soddisfatti di come sono cambiate le cose.

Se dovessimo scrivere la sceneggiatura di quanto è accaduto e sta accadendo, quelli elencati ne sarebbero sicuramente gli interpreti principali.

Anche noi del Punto abbiamo seguito la vicenda e se ne scriviamo solo ora è perché abbiamo preferito aspettare che si fermassero le bocce della polemica e si potesse ragionarne con la necessaria calma; una calma che consideriamo indispensabile perché il servizio di trasporto, prima effettuato dalla Cooperativa La Speranza e ora affidato alla cooperativa Per Monza 2000, incide sulla qualità della vita di persone che già vivono in una condizione di svantaggio e alle quali va garantito il miglior supporto possibile.

I fatti sono noti. Dopo un lunghissimo periodo di affidamento del servizio trasporto alla Speranza – con gare di appalto e proroghe che si sono succedute nel tempo – il Comune, con una determinazione assunta dagli uffici perché formalmente si tratta di un atto amministrativo e non politico, ha emesso un bando per l’accreditamento di enti del Terzo settore con l’obiettivo di formare un elenco di soggetti erogatori del servizio di trasporto a cui gli utenti potessero rivolgersi. Il tutto, come da nuove disposizioni, a partire dal Regolamento di ambito, che segue il principio non più di un unico soggetto affidatario (come è stata nel tempo La Speranza) ma di una rotazione dell’incarico, per arrivare alla legge nazionale sugli appalti.

Il bando incontra ben poco fortuna nella sua strada: La Speranza comunica presto di non potervi aderire perché le condizioni economiche sono troppo svantaggiose, Auser manifesta un interesse iniziale ma anch’esso finisce per ritirarsi e la gara non produce gli esiti previsti. Per evitare una repentina sospensione del servizio e nelle more di una nuova gara di accreditamento, questo viene affidato alla Cooperativa Sociale Per Monza 2000, con un incarico temporaneo, fino al luglio 2022, e con un carico economico più oneroso per il Comune, che passa infatti dai 6.000 euro + Iva dei tempi della Speranza agli attuali 11.000 + Iva. Il servizio è diverso, fanno notare dal Comune, Per Monza 2000 impiega un numero maggiore di personale specializzato – fra autisti e accompagnatori qualificati – e questo giustifica la differenza.

La Speranza contesta la decisione, la notizia esce in cronaca sulla stampa locale, partono le interrogazioni in Consiglio Comunale e le bocce della polemica iniziano a rotolare con fracasso.

Probabilmente non si sono ancora definitivamente fermate ma c’è qualche punto fermo su cui costruire una riflessione.

Non è interesse del Punto schierarsi nella ricerca dei “buoni e dei cattivi” ma piuttosto contribuire a trovare una soluzione.

Il servizio offerto da Per Monza 2000 non soddisfa tutti gli utenti, tanto che alcuni vi hanno rinunciato e sono le famiglie che si fanno carico del trasporto – per alcuni quotidiano – ai centri di cura e alle comunità dove trascorrono una parte della giornata.

Se La Speranza garantiva il trasporto individuale ad ognuno degli assistiti, per assicurare loro il minor tempo di viaggio e la maggiore permanenza nei luoghi destinati, Monza 2000 esegue un unico giro di andata e di ritorno, con la conseguenza che per alcuni il “giro” con il pullmino è eccessivamente lungo, difficilmente sopportabile e sottrae tempo alla socialità e alle cure.

Tale peggioramento è stato stigmatizzato dai dirigenti della Speranza nell’assemblea pubblica che si è svolta lunedì scorso in Villa Camperio, nel corso della quale Erminio Varisco ha puntualmente ricostruito tutti i passaggi della vicenda senza risparmiare dure critiche e frecciate polemiche alla scelta del Comune di ricorrere alla formula dell’accreditamento anziché proseguire con una tradizionale gara di appalto, quest’ultima considerata comunque ancora legittimamente perseguibile.

I toni sono stati tesi, è stata rimarcata l’assenza del Sindaco e della Giunta che non hanno accolto l’invito al dibattito pubblico ma, alla fine, è stato lasciato aperto uno spiraglio per una ripresa dei rapporti con la dichiarata rinuncia della Speranza a ricorrere al TAR, nonostante la cooperativa ritenga che vi siano gli estremi per farlo a fronte del percorso amministrativo del bando ritenuto non completamente lineare nelle fasi di completamento dell’affido all’attuale gestore.

La Giunta, dopo le risposte fornite in Consiglio Comunale alle interrogazioni dei consiglieri di minoranza, continua ad essere silente, anche se trapelano due considerazioni di fondo: si è trattato di un atto amministrativo che compete all’ufficio dei servizi sociali e non all’assessore, e soprattutto “Perché mai la Giunta avrebbe voluto danneggiare La Speranza?”  dal momento che il servizio è sempre stato apprezzato dagli utenti e i lunghi anni di consuetudine con il personale della Speranza davano tranquillità agli utenti ed era economicamente sostenibile?

Le nuove modalità di affidamento e le indicazioni su cui si dovrà articolare il servizio  sono dunque il frutto dell’evoluzione della normativa, alla quale bisogna  attenersi e, su questi nuovi aspetti, anche l’assemblea indetta dalla Speranza è stata abbastanza avara di approfondimenti e proposte innovative.

La positiva esperienza maturata in questi anni di buona gestione, comprensibilmente e giustamente rivendicata nel corso dell’assemblea, non è riuscita a coniugarsi con le necessità di rimodellamento del servizio che la sostenibilità, pratica e operativa, delle prescrizioni delle leggi e dei regolamenti sembrano invece rendere necessario.

E dire che sono molteplici gli aspetti su cui aprire riflessioni costruttive, da una riprogettazione dei percorsi e delle necessità individuali degli utenti che tengano insieme il tema delle risorse con le esigenze di “personalizzazione” del servizio, al tema di un sostegno alla formazione per una più idonea qualificazione degli accompagnatori, per arrivare anche alle possibilità offerte dalla recente approvazione del regolamento dei “Patti di collaborazione”.

Ma intanto un equilibrio si è rotto e alcuni cittadini più fragili ne stanno pagando le conseguenze. Basteranno i sei/sette mesi che ci dividono dal 31 luglio per rimettere bene a fuoco la questione e inquadrarla in un dispositivo di assegnazione che torni a soddisfare le esigenze di tutti?

Noi del Punto lo speriamo.

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