La bandiera della pace è tornata a sventolare sulla balconata del Comune mentre continuano gli attacchi alla capitale e alle città dell’Ucraina.
E’ il segno simbolico del rifiuto della guerra per la risoluzione delle controversie e della solidarietà a un Paese che difende la sua sovranità e la sua libertà.
Intanto altre iniziative si susseguono in queste ore per testimoniare la vicinanza concreta alla piccola comunità di ucraini – 35 persone di cui 28 donne – che vive a Villasanta e idealmente a tutti i loro connazionali.
Domenica sera la Comunità Pastorale si è ritrovata nella chiesa di Santa Anastasia per la recita del Rosario mentre per venerdì 4 marzo è annunciata una fiaccolata – sostenuta dall’amministrazione comunale – che partirà alle 21 da piazza Martiri della Libertà e si concluderà nuovamente in chiesa per un nuovo momento di preghiera.
Il sindaco e la Giunta hanno anche affidato a un messaggio, divulgato attraverso i canali social dell’Amministrazione, la loro presa di posizione sulla guerra: “Esprimiamo al popolo ucraino piena solidarietà e vicinanza, con l’augurio che il conflitto in corso e il drammatico sacrificio che comporta si risolvano il prima possibile. E’ convinzione di questa Amministrazione che l’unico strumento di confronto fra popoli e nazioni debba essere il dialogo pacifico. Così come vuole l’Europa, così come vuole la Costituzione Italiana.”
A sua volta, anche la Casa dei Popoli è presene sui social con l’articolo 11 della Costituzione che sancisce il ripudio della guerra come mezzo per la risoluzione delle controversie internazionali.
E la speranza che il conflitto si risolva il prima possibile lo spera anche Dora, in Brianza da 18 anni e a lungo anche a Villasanta che con il suo lavoro di badante ha consentito alle figlie – Rodika e Marija – di laurearsi e di restare a vivere in Ucraina con le loro famiglie. “Era quello che volevamo per loro, mio marito ed io e ce l’abbiamo fatta. Siamo un popolo lavoratore ma siamo amareggiati – dice – perché dobbiamo lasciare le nostre case per guadagnarci da vivere.”
Dora segue costantemente le notizie sull’invasione ma, almeno per il momento, con una apprensione relativa, “noi – racconta – siamo della Bucovina, quasi al confine con la Romania e là non ci sono attacchi. Le figlie stanno all’erta e preparano gli aiuti per i profughi che arriveranno, ma non sono sotto il fuoco del nemico.”
E’ difficile per lei – come per tanti – accettare che i vicini russi non siano più amici. “Ogni primavera – racconta ancora – venivano dalla Russia fino alla nostra fattoria a comperare le api, che vanno rinnovate ogni anno perché non sopravvivono al gelo del loro inverno. Adesso non sembrano più le stesse persone.” Ora Dora non sa “se torneremo come prima” ma comunque lei sta con l’Europa “perché è un popolo che ci ha salvato”.
Con questo articolo, Il Punto prende l’impegno di seguire l’evolversi del conflitto e – pur restando per principio fedele alla sua “villasantesità” – apre una finestra di vicinanza alla comunità ucraina che vive in paese ed è pronto a darle voce raccontando i fatti, le vicende umane, le necessità e le iniziative di solidarietà che la vedranno coinvolta.