Ha tenuto banco, almeno sulla stampa, in questi oziosi giorni di festa, la questione di chi abbia vinto e chi abbia perso il ricorso al Consiglio di Stato sulla ex Lombarda Petroli e su quale debba essere la migliore destinazione della grande area lasciata libera e inquinata dalla raffineria.
La questione è nota, il Comune ha vincolato, dapprima a standard verde e successivamente a “non trasformabile” la parte centrale del sito ancora di proprietà di Lombarda Petroli, pari 64mila metri quadri e corrispondenti a gran parte dei lotti B e D, che nella volontà del Comune dovrà rimanere naturale.
Il Consiglio di Stato, ultimo grado di giudizio sulla tortuosa vicenda, ha riconosciuto come legittimo l’iter seguito dal Comune nell’approvazione del Piano di Governo del Territorio (l’ex piano regolatore, n.d.r.) che appunto vincola l’appezzamento centrale ma ha anche notato come la scelta – importante perché ben al di sopra del 10% di standard minimo di cessione previsto dalla legge in casi di aree industriali dismesse – sia stata poco motivata e ha dato facoltà al Comune di rimotivarla nel prossimo PGT.
A questo proposito, Il Punto ha intervistato l’assessore all’Urbanistica, Carlo Sormani, e cercato di fare con lui il punto reale della situazione.
Assessore Sormani, c’è chi sostiene – la curatela fallimentare in primis – che il Comune abbia perso il ricorso al Consiglio di Stato sull’area verde soggetta a non trasformabilità della ex Lombarda Petroli. Come stanno esattamente le cose?
Il Consiglio di Stato ha confermato la decisione del TAR Lombardia di sospendere la prescrizione del PGT approvato nel 2019 sull’area verde a standard, dando però al Comune la possibilità di rideterminarsi in fase di revisione dello strumento urbanistico per motivare meglio la scelta compiuta. La legge nazionale, in un caso come quello della Lombarda Petroli, fissa un tetto minimo – il famoso 10% – di aree per servizi da cedere ma non un tetto massimo e infatti il TAR aveva definito legittimi sia la destinazione che il dimensionamento; difettavano, è vero, di motivazioni, che potevano essere fornite successivamente. Ripeto, il Consiglio di Stato non ha fatto altro che confermare tutto ciò.
Quel che mi chiedo, a questo punto, è se sia valsa la pena, per la curatela e il suo legale, di impegnare il Comune di Villasanta in una battaglia legale durata 4 anni per far decadere un PGT il cui documento di Piano sarebbe comunque arrivato a scadenza naturale nel 2024. Il tutto per far emergere un difetto di motivazione integrabile con una variante. Ripeto: sia il TAR sia il Consiglio di Stato hanno confermato la legittimità del percorso del PGT 2019 guidato dal compianto assessore Colombo, anche se ci è capitato spesso di sentire e leggere il contrario.
Un’altra cosa che non si dice mai, rispetto alle tante sentenze e ordinanze della giustizia amministrativa su quest’area, è che resta in capo alla ex società Lombarda Petroli l’obbligo di bonificare l’area che ha inquinato per decenni, disastro ambientale e criminale del 2010 compreso, nonostante i tanti tentativi della controparte di far decadere quest’obbligo in tribunale. E che l’obbligo di bonifica viene prima di qualsiasi tipo di contenzioso urbanistico, specie per un’area che rientra nella legge nazionale sui Siti Orfani, quella che riguarda i siti inquinati in cui il responsabile dell’inquinamento non procede alla bonifica a cui è vincolato.
Il nuovo PGT, dunque, confermerà l’attuale destinazione di non trasformabilità dei circa 60mila metri quadri in questione?
Sì, la revisione del Piano che stiamo approntando – e che porteremo presto in Consiglio Comunale – prevede proprio questo e naturalmente le adeguate motivazioni. Vogliamo sia chiaro che siamo in presenza di un’area verde che, dopo la dismissione dell’attività petrolifera, si è ricreata da sé anche riducendo con processi bio-chimici autonomi la portata dell’inquinamento. Se si guarda l’area anche semplicemente su Google Earth si vede perfettamente come la parte centrale sia già un corridoio ecologico e noi intendiamo mantenerlo e proteggerlo. I nostri progettisti lo definiscono un patrimonio unico di futura riforestazione urbana. In un paese gravato da una edificazione che copre il 70% del suolo, ci sentiamo moralmente obbligati a progettare per il futuro e fare i conti non con il Fallimento ma con le prossime generazioni. Specialmente ora che, per quest’area, Comune e Regione possono utilizzare 7 milioni di euro del PNRR per portare avanti la tanto attesa bonifica almeno di una sua parte.
Dopodichè il lotto E, quello dei serbatoi per intenderci, resterà industriale e chi lo acquisirà potrà sfruttare la vicinanza alla ferrovia, ovviamente una volta terminati lo smaltimento delle vecchie strutture della raffineria e la bonifica anche di quella parte del comparto.
La curatela fallimentare ha divulgato, attraverso la stampa, un progetto di riuso logistico dell’area – su una estensione maggiore di quella attualmente concessa – con interscambio ferro/gomma accreditato della possibilità di creare fino a 500 posti di lavoro. Che ne pensa?
Ci è stato mandato un documento con una vaga prospettiva in questo senso, oggettivamente difficile da valutare perché fatto solo da stime ipotetiche e senza alcuna indicazione riguardo a possibili investitori privati. Ricordo che la curatela fallimentare, in tutti questi anni, non ha mai bandito un’asta per l’area, che avrebbe potuto darci un indirizzo concreto di valutazione della sua appetibilità e quindi anche della possibilità di remunerare i creditori della ex Lombarda Petroli. Fatto quest’ultimo con cui da sempre la curatela motiva le sue richieste di ampliamento dell’edificatoria.
Quel che è certo, è che la curatela chiede un consistente ampliamento dell’area da reindustrializzare, che noi abbiamo fissato in 68mila metri quadri edificabili– con un piccolo comparto di logistica a supporto delle imprese in loco che saranno in parte produttrici e in parte commerciali – e che loro vorrebbero ampliare fino a 80mila metri quadri, riducendo al contempo a soli 37mila metri quadri l’estensione dell’area attualmente verde; la parte di verde cancellata, da sola, sarebbe grosso modo pari a tutta la Rovagnati, che sorge dall’altra parte della strada: un sacrificio tutt’altro che banale. Chiedono anche l’eliminazione delle case di via Raffaello Sanzio, senza ricostruzione, per le quali invece noi confermiamo la destinazione ad abitazioni per i meno abbienti: dovranno essere, come sono oggi, servizi abitativi pubblici da assegnare con graduatoria. Ci chiedono, in pratica, di rinunciare sia alle case comunali, sia a una grande area libera, in nome dei soli interessi della curatela: solo un amministratore locale scellerato potrebbe accettare un accordo simile.
Sui numeri dell’indotto economico, poi, ritengo che al momento non si possa dire nulla. Mi sembra più che altro ancora un tentativo di spingere l’opinione pubblica contro il Comune. Una manovra legittima, per quanto sconfortante.
Il Comune ha fatto una stima dell’impatto ambientale – rumore, emissioni in atmosfera, traffico – di un simile insediamento?
Ripeto, una stima è difficile farla perché non ci sono dati concreti e il progetto sembra non avere investitori che si siano già misurati con la situazione reale. Il Comune ha comunque fatto una stima viabilistica; l’ingresso e l’uscita dei camion dall’ipotetico polo logistico può avvenire solo da via Raffaello Sanzio e viale Monza: tutte e due le strade hanno un calibro troppo piccolo per sopportare un flusso importante di mezzi pesanti; senza considerare che all’angolo con via Mattei – la stradetta che si apre su viale Monza – sorge una scuola superiore, farle sfilare di fianco non so quanti camion tutti i giorni non mi sembra una scelta salubre per gli studenti che la frequentano.
Vede, finché la proposta è un messaggio dato ai giornali, è difficile fare proposte e stime. Se l’idea della curatela fallimentare è quella di concedere libertà totale a chiunque possa arrivare, è chiaro che un amministratore pubblico non può farlo.
I cittadini villasantesi possono stare tranquilli che, se la Lista Cittadini per Villasanta vincerà le prossime elezioni, non si correrà questo rischio e una logistica così pesante non arriverà?
Sì, assolutamente. Tanto più che è ormai chiaro a tanti osservatori – e non solo alla Lista Cittadini per Villasanta – che l’impatto ambientale della logistica su gomma supera i suoi benefici economici. Non è un caso che persino Regione Lombardia, che per anni ha lasciato crescere come funghi gli stabilimenti logistici nella Bassa padana, ora stia cercando di porre dei limiti a questa tendenza.
Per quanto riguarda la ex Lombarda Petroli, noi siamo innanzitutto impegnati a portare a casa la bonifica di tutto il comparto. In seguito, saremo sicuramente disponibili a recuperare l’area industriale già esistente mentre, in linea generale, continueremo a promuovere l’attività imprenditoriale in paese tenendo però fermo il proposito di non trascurare l’impatto ambientale nella provincia fra le più industrializzate e inquinate d’Italia.
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