
“Celebrare l’anniversario della Liberazione significa, dunque, celebrare anche la memoria di coloro che sono stati i protagonisti e le protagoniste di questa vittoria: i partigiani e le partigiane, gli IMI, gli antifascisti e le antifasciste”.
Con queste parole la presidente della sezione cittadina dell’ANPI, Lorenza Gobetti, ha aperto la semplice e commossa cerimonia di consegna delle tessere ad honorem, che si è svolta ieri mattina in Comune.
Ospitata per la prima volta nella sala del Consiglio comunale e non più in sala Giunta – alla presenza del sindaco, Lorenzo Galli e della consigliera delegata alla Cultura, Laura Cesana – proprio in concomitanza con l’ottantesimo anniversario della fine della guerra e del regime fascista, la cerimonia ha reso omaggio alla memoria di 11 fra partigiani, partigiane e militari che, dopo l’8 settembre, si rifiutarono di aderire alla Repubblica di Salò e, con la loro scelta, contribuirono alla librazione del nostro paese.
Combatterono “in tanti modi diversi – ha sottolineato Gobetti – ma tutti e tutte sostenute da quella che all’epoca poteva sembrare un obiettivo irraggiungibile, un‘utopia: ci dimostrarono invece, con la loro resistenza e con la loro determinazione, che furono in grado di realizzare quell’utopia: di gettare le basi per la costruzione di una società ampia, aperta, generosa, collettiva, responsabile, democratica e solidale.“
Improntato sulla necessità di continuare a trasmettere la memoria e i valori della Resistenza è stato anche l’intervento di Lorenzo Galli, che ha sottolineato l’impegno morale che la società si deve assumere verso i giovani “per mantenere viva la coscienza della libertà e della democrazia.”


Di seguito e in sintesi, le attribuzioni delle tessere ad honorem e le motivazioni.
Antonio Appiani, bersagliere Battaglione Goito, Corpo italiano di Liberazione (CIL) – Per aver partecipato, dopo l’8 settembre 43, alla guerra di Liberazione dalla dittatura nazi-fascista nel Corpo Italiano di Liberazione, ricostituendo Esercito italiano, al fianco della 5° Armata americana del Gen. Clark.
Nazzarena Carnicelli, per tutti “Zena”, staffetta partigiana – Percorre i sentieri dell’Appennino abruzzese per portare ogni genere di conforto e necessità ai partigiani, fino all’arresto per una delazione. Dopo circa un mese “Zena” e le sue compagne vengono rilasciate.
Luigi Rossi, IMI – Dopo l’8 settembre 43, avendo rifiutato con altri 650mila militari italiani la liberazione per non servire l’invasore tedesco e la repubblica sociale di Mussolini durante la Resistenza, è deportato in Polonia prima nel campo di Katowice e poi a Gadewitz come lavoratore-schiavo per il Terzo Reich, matricola 5205. Liberato il 1 maggio 1945.

Gaetano Galimberti, IMI – Dopo l’8 settembre ’43, avendo rifiutato con altri 650mila militari italiani la liberazione per non servire l’invasore tedesco e la repubblica sociale di Mussolini durante la Resistenza, è deportato nella fabbrica chimica Buna Werke in Schkopau come lavoratore-schiavo per il Terzo Reich, matricola 245266. Riabbraccerà i suoi famigliari solo nel settembre del 1945.
Alessandro Varisco – Antifascista, operaio forgista alla Falck Unione Forgia di Sesto san Giovanni. Il 27 marzo ’44 è arrestato dai fascisti per aver partecipato agli scioperi dei primi di marzo del ’44 e deportato come prigioniero politico a Mauthausen, numero di matricola 61773. Assassinato a Gusen il 28 febbraio 1945.
Giuseppe Arrigoni, IMI – Dopo l’8 settembre avendo rifiutato, con altri 650mila militari italiani, la liberazione per non servire l’invasore tedesco e la repubblica sociale di Mussolini durante la Resistenza, è stato deportato e internato a Muhlberg/Elbe Stalag IV B, come lavoratore-schiavo per il Terzo Reich, mat.230099. Rientra in Italia il 15 giugno 1945.
Vinicio Franchini – Antifascista prende parte alla guerra di Liberazione: Comandante della 110^ Brigata Garibaldi SAP a Milano, poi Comandante Raggruppamento Brigate Garibaldi SAP a Sesto San Giovanni. Infine, Ispettore e ufficiale di collegamento del comando raggruppamento Brigate Garibaldi. Incarichi e attività svolte gli valsero le qualifiche di partigiano combattente e patriota.
Mario Bidoglia – Nato a Monza nel 1908 e residente a Villasanta in Cascina Riboldi. Operaio alla sezione III della Breda, arrestato dalla polizia fascista con l’accusa di aver partecipato agli scioperi del marzo ’44 e deportato a Mauthausen, numero di matricola 61563.
Muore a Gusen il 6 febbraio 1945.
Sisto Bravin – Nasce nel 1920 a Polcenigo (PN). Nel 1939 viene arruolato nell’esercito italiano e si occupa della sussistenza/logistica. L’8 settembre 1943 è di stanza a Sebenico (ex Yugoslavia) dove viene avvisato da un paesano, che l’Italia ha firmato l’armistizio. Dopo l’8 settembre decide quindi di partire e con un cugino si aggrega alla Brigata Osoppo-Friuli. Sisto partecipa attivamente a diversi atti di sabotaggio, mentre tutto il Friuli era sotto un pesante regime nazista di repressione e spoliazione. Verso la fine del 44 rientra a casa, ma con una situazione repressiva ancor più pesante, a gennaio si riaggrega alla vecchia banda partigiana fino alla Liberazione. Nel 1984 viene insignito del Diploma d’Onore di Partigiano Combattente per la libertà d’Italia, firmato dal Presidente Pertini. Ci lascia nel 2001.

Virginio Morganti – Nato il 14 Dicembre 1922 a Lesmo e residente a Villasanta, in via Mazzini n. 25 dove ha vissuto con i genitori Morganti Giuseppe e Riva Maria. Arruolato come soldato semplice nel 5° Reggimento Artiglieria. Aveva soltanto 23 anni e si trovava in prigionia nel campo di Dinnendhostrasse a Dussendorf da un anno e mezzo, perchè ex soldato dell’Esercito Italiano rastrellato e deportato dai nazisti, dopo l’armistizio dell’8 Settembre 1943. Muore il 6 gennaio 1945 nello stesso campo, a seguito delle ferite riportate durante un bombardamento aereo inglese.
Alberto Buoso – Nasce a Fratta Polesine nel 1895, si trasferisce nel 1931 a Sesto San Giovanni, dove viene assunto alla Falck-Unione come muratore. La sua unica “colpa” è quella di aver scioperato nel marzo ’44 e aver avuto contatti col CLN clandestino in fabbrica. È prelevato a casa, nella notte del 27 marzo 1944 con le consuete modalità della Questura fascista: «non si preoccupi, è solo per un controllo». Invece viene inviato a San Vittore, lì sommariamente giudicato come pericoloso oppositore da inviare in Germania: in 243 stipati nei vagoni piombati in direzione di Mauthausen. Sappiamo che molti del gruppo vengono avviati in marcia nella neve del gennaio 1945 verso Buchenwald. È possibile che sia deceduto nella terribile marcia nella neve oppure durante il lavoro nel gelo, all’aperto. Gli è stata attribuita una data convenzionale di morte: 1 aprile 1945.
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